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Un giorno importante

Tante sono le situazioni di coppia, quando accade qualcosa “che ne cambia” il corso, innegabile che modifica irrimediabilmente, in maniera sostanziale quello che ruota intorno al rapporto, anche se troppo spesso questo pensiero è eluso, si creano situazioni che generano dispiaceri, risentimenti e chissà quante altre cose che rimangono circoscritte nel proprio pensiero, a volte per sempre, raramente poi ci sarà tempo per recuperare, o semplicemente per raccontare a mo’ di sfogo, questo perchè la vita non è quella che a tutti appare, ci sono retroscena che non sempre, è dato sapere.  –  I tempi moderni, oltre le tante comodità utili, inutili, belle, buone ecc, ci mette in situazioni che non vorremmo mai vivere, però troppo “spesso accadono”, mi propongo questo racconto, immaginando una scena di vita, che segna la fine di un matrimonio, quando due coniugi arrivano al bivio di vita che di fatto, suggerisce una separazione, tutti soffrono, ognuno ha qualcosa da recriminare, ma troppo tardi ci si rende conto che si è purtroppo arrivati al “punto di non ritorno”ci sono le colpe, ma non ci sono i colpevoli.Rimangono solo da regolare gli accordi fra le parti, se si riesce civilmente, diversamente si va da un avvocato, si pensa più alle questioni materiali della vita, che ai traumi affettivi che a breve scaturiranno, già, perché nessuno pensa agli effetti, nessun immagina la sofferenza dell’altro, si pensa egoisticamente alla propria sofferenza, alla propria problematica, oltre che solo al proprio vantaggio.  –  Se da una parte si pensa così, necessariamente dall’altra parte, si deve pensare l’esatto contrario, la foga di finirla, la voglia di uscire dalla situazione di disagio, non fa vedere questo lato, perché ora c’è rabbia e si ha fretta di concludere, sono momenti interminabili, anche per il “sacrificio economico” che qualcuno, nella situazione,  deve farsi carico, nella giurisdizione italiana, anche in presenza della parità dei diritti tra uomo e donna, si fa sempre la citazione di “sesso debole”, nello specifico, è la donna che gode della condizione di maggior favore, quindi oltre gli alimenti ammessi per Legge, la quota per i figli: se sono minori, se studiano, se in presenza di handicap ecc, opportunamente tutelati, poi ci sono quelle cose che all’apparenza appaiono trascurabili, a cui inevitabilmente si arriva, ma dopo …, quando tutto è finito, quando ormai i giochi sono stati fatti e la correttezza, oltre che l’onestà intellettuale vuole che …, indietro non si torna, ci si accorge della situazione scomoda in cui da soli, ci si è cacciati.  –  Questa nel mio immaginario è la situazione di una coppia, che dopo il matrimonio arriva in modo anche consensuale, al “punto critico” della separazione e al divorzio, entro in punta di piedi nella situazione che potrebbe capitare a chiunque di noi, ma in questo caso non voglio disturbare nessuno degli interessati, nello specifico, abbiamo una coppia, totalmente inventata cui faccio vivere un momento di vita dopo il divorzio.  –  Chiaro che può riferirsi a tante coppie, perché poi non si discosta molto dalle realtà che si vivono, questa storia nasce con la presenza comoda o scomoda, di due figli in “età adulta”, la situazione al momento presenta una particolarità che deve avere seguito, è una storia lunga, bella, ricca, partecipata ma conclusa come tante altre, doveva andare così perché il destino così aveva scritto.  –  Saranno tanti gli episodi che seguono una relazione finita …, anche in modo “civile”, pero ci sono quelle cose che poco appaiono, sono i rancori che stanno dentro, che si conservano, ogni tanto esce il risentimento per essere stati colpiti da questo dramma coniugale, senza pensare minimamente che forse proprio per la loro età adulta, qualcosa …, prima pure potevano fare.  –  Adesso viene fuori la mancanza di un papà, mi inchino e spero sia davvero così la situazione che alberga dentro, però proprio “perché ormai” si è adulti, perché l’irreparabile è accaduto, bisogna prenderne atto, e adattarsi alla nuova situazione, pensando che in queste situazioni, non si è mai soli nelle sofferenze della vita, ci sono per tutti.  –  “Il grande lui” è Gianni, da sempre capofamiglia, che si separa da Ludovica, i due figli, sono: Michele 34 enne, che vive con i genitori, ma ha un’autonomia economica, che nell’occasione cerca di concludere in maniera armoniosa il dramma della separazione, poi c’è Francesco 30 enne che presenta qualche problema, ed è il motivo del contendere, a questo punto …, lascio a Gianni, il compito di raccontare in prima persona, la sua storia.  –  Ho dovuto misurarmi con la casualità della vita, mai avrei immaginato, ma a torto o a ragione, è successo, cerco di pilotare l’impatto delle mie azioni sull’altro, ma ho dovuto prendere atto che tutto cambia, nulla o quasi rimane del costrutto, anche le amicizie si separano, si perdono, nel mio caso, il disappunto è tanto, meritato o immeritato.  –  Non spetta a me giudicare l’accaduto, perché mi trovo a vivere il presente, il passato …, è solo ormai un’esperienza fatta, a margine del problema che mi trovo ad affrontare, è appunto “la sofferenza” di uno dei due miei figli, la sua reazione, il suo comportamento, dal momento della separazione al divorzio ed ancora oltre, non credo abbia di eguali, non sono stato il primo al mondo e neanche sarò l’ultimo, a separarsi e divorziare, ho analizzato attentamente il pregresso della “nostra vita familiare”, per ultimo il momento della separazione, ho solo lasciato un figlio studente, molto fuori corso, tanto per dire, perché dopo il diploma avvenuto nei modi e nei tempi scolastici, si mette a lavorare, libera è stata la sua scelta, nessuna costrizione da parte di noi genitori, che acconsentiamo, dopo aver cercato inutilmente, di convincerlo a continuare gli studi.  –  Travagliato però è il suo tirocinio presso un parente, tanto che si demotiva, lascia e comincia a lavorare fuori dall’interesse scolastico maturato, semplice operaio nel commercio, nella distribuzione, nell’abbigliamento, tutto questo in città e anche fuori, si adatta nella “pendolarità” del rapporto di lavoro.  –  Sempre insoddisfatto rimane, nel mezzo, nasce anche una parentesi di lavoro in famiglia, conclusa in maniera disastrosa, dopo questa ennesima avventura, si ritrova triste e sconsolato, di nuovo “punto e accapo”, riusciamo a riportarlo negli studi, trova da fare un corso universitario e inizia quindi questa nuova avventura, tutto deve ancora accadere.  –  Quando succede il fatto, con coscienza dispongo una somma mensile anche per i suoi studi, non mi sono sentito e neanche forse potevo tirarmi indietro, non lo so, ho solo risposto alla mia coscienza, anzi ho fatto di più, anche per pressioni ricevute da parte di Michele, che dovendo rimanere a casa, si faceva carico degli oneri che in un modo o in un altro avrebbe preso in consegna, “tanto che”, quell’importo rimarrà anche dopo la fine degli studi.  –  Francesco, risente della situazione familiare, ha un animo molto emotivo, pure in precedenza, aveva vissuto una situazione in famiglia con molta apprensione, questo della separazione mal si concilia con i suoi studi, ma s’impegna in questo nuovo sacrificio, ce la mette tutta, supera le contrarietà della vita che lo coinvolgono in famiglia, anche se sono indiretti e riesce a laurearsi brillantemente nel triennio che dura il corso.  –  Durante tutto il periodo dei suoi studi, non sono stati molto buoni i nostri rapporti, anzi disastrosi direi, della catena familiare che si è spezzata, Francesco è stato da sempre l’anello più debole, anche se tutto accade che lui ha i suoi quasi trent’anni, una corrispondenza telefonica, oltre le mail che settimanalmente ci scambiavamo, era l’unico contatto, ma era solo “un farsi del male reciproco”, in tutti i modi ho cercato di fargli capire la situazione che si era generata, in tutti i modi cercavo di recuperare e riportare il suo affetto, a un livello di normalità, inutilmente, mesi interi senza vederci, pur vivendo ambedue, nella stessa città.  –  Alti e bassi che si trascinano senza trovare sbocchi, la sua fragilità rimane sempre in primo piano di fronte ad ogni problema, niente e nulla potevano essere anteposti, eppure l’evento familiare avuto, non era stato per niente traumatico per l’altro figlio Michele, che aveva tranquillamente assimilato e accettato la mia uscita di casa, conservando un buonissimo rapporto.  –  Questo è stato, se non un incubo, una vera sofferenza, in diverse occasioni, ho pensato davvero che il suo obiettivo di laurea, potesse significare anche un ritorno sui suoi passi, anche un voler alla fine “perdonare”, il proprio papà, se colpe avevo, aspettavo davvero questo suo gesto, un gesto che si è fatto inutilmente desiderare, perché appunto non è venuto.  –  Aspettavo il giorno della sua laurea dico la verità, con una certa trepidazione, davvero e comunque avevo lungamente riflettuto sugli eventi pregressi, pensavo a quel momento e lo immaginavo esattamente al contrario del “ritorno del figliol prodigo”, un ritorno del papà in famiglia anche per un solo giorno, “anche solo per fingere la situazione”, nel nostro dialogare convulso non trovava spazio l’essere informato dei suoi studi, motivo per cui  mi portavo i conti degli esami, potevo chiedere anche ad altri, ma non li volevo coinvolgere in argomentazioni che potevano anche avere un carattere di riservatezza, considerato appunto la personalità di Francesco, rimasi nella mia attesa dell’evento che non poteva mancare …  –  Questo suo giorno di festa c’è stato regolarmente, con grande fasto, non so’ se nello stesso giorno della laurea, perché ho poi ignorato di proposito, ma c’è stato il pranzo, con gli invitati, che conoscevo, parenti e amici …, è però successo quel che mai avevo preso in considerazione, tutti presenti …, meno una persona, il sottoscritto, il papà che assieme al suo impegno, è stato l’artefice economico del suo risultato, del suo successo.  –  Fisicamente il papà, è stato voluto assente, sono stato solo economicamente, presente, alla bella festa, che poi mi è stata raccontata, anche con la partecipazione di estranei, quando in una sola occasione mi sono permesso di chiedere, in merito il perché, mi è stato risposto che “i tempi non erano maturi”, insomma essere scambiati per un albero da frutta, vi assicuro che non è stato facile da digerire.

Bene, per fortuna che sono arrivati “i tempi maturi”, sarà anche tutto passato ormai, sarà anche tutto assimilato ormai, il rapporto è stato recuperato quasi per intero, sono rimasti “certi distinguo”, afferenti la mia nuova situazione familiare, a parte questo comunque nuovamente ci uniscono affetto e rispetto per le proprie scelte, a volte anche non volute.

Però devo dirti caro e amato figlio, che in quell’occasione lo scoraggiamento c’è stato, mi ha preso, perché leggere anche solo il ricordo che riaffiora, a volte quando apro il libro della vita, quando sul computer scorrono anche le immagini dei momenti di vita che ci hanno visti uniti, vicini, insieme, quella mia assenza …, in quella occasione, ancora c’e.

Resta solo il ricordo della presenza economica, senza di che il tuo progetto, non si poteva coronare nella realtà, che un poco lenisce quel dolore, voglio puntualizzarlo, è nonostante tutto “sono orgoglioso” perché ho sempre pensato e coltivato dentro di me, di avere un figlio laureato, pur sapendo che il valore del titolo acquisito, scade sempre più nel tempo di oggi, rimane comunque un motivo d’orgoglio per me.

Per parte mia ho dimenticato, prevale la gioia, l’amore di un padre che forse per la sua “invisibilità”, non appare come quello di una madre, però i sentimenti, sono uguali, un figlio va certamente perdonato, so’ bene che è la vendetta di una ex, che ha dominato sul desiderio e la giustezza della mia partecipazione, a un appuntamento di vita che, solo per i legami di sangue rimane naturalmente unita oltre ogni azione.