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L’Italia inquinata

Inutile sarebbe scriverlo, ma è necessario puntualizzare che ancora una volta, la scena teatrale di un nuovo inquinamento, si apre nel nostro paese, ovviamente nel centro sud, dovendo precisare è nella Basilicata occidentale, nella meravigliosa “Val d’Agri”.  –  Brevemente nella mia conoscenza per avere amicizie nel leccese, che bevono l’acqua del “Pertusillo” l’ho bevuta anch’io nelle numerose vacanze fatte a Lecce, la ricordo anche ottima, facevamo la minerale con le bustine di idrolitina (come pure facevo a Chieti).  –  L’acqua tutta intubata arrivava in buona parte delle Puglie, da molto lontano, addirittura da un’altra regione, la Basilicata, era il fiume Agri nell’omonima valle, con un progetto della vecchia (Cassa per il Mezzogiorno), che nei primi anni ’60, ha costruito il lago di “Pietra del Pertusillo”, (così chiamato poiché il fiume, in quella zona, passava fra due rocce come se vi fosse un pertugio).  –  Un po’ di storia non fa mai male, il fiume nasce a Piana del Lago, sul monte Volturino a 1.280 metri d’altezza, dopo un percorso di 136 chilometri di Basilicata, sbuca in Puglia e scende sul mare Ionio, nel Golfo di Taranto, nella zona di Eraclea, che fu una delle metropoli della Magna Grecia.  –  Anticamente il fiume era chiamato Aciris, Akiris o Kyris, che in lingua osca significava “fiume navigabile”, Strabone (storico e  geografo greco, che ha molto viaggiato in Oriente, in Africa e in Italia), scrive che quando tutto era più naturale, con le sponde ricche di boschi, l’alveo bello profondo e più pulito, il fiume era navigabile.  –  In una fase successiva nel (1968), dopo altri due anni di lavoro, la Finsider con un suo progetto, provvede a realizzare la rete di distribuzione dell’acqua, la cui condotta principale arriva fino a Taranto, è lunga 150 oltre km, dopo aver superato numerosi impedimenti burocratici, tutto entra in funzione e la grossa diga, riesce a portare con la tecnologia applicata, l’acqua verso le utenze agricole e urbane delle regioni di Basilicata e Puglia. Mastodontico è stato il lavoro fatto, i numeri, “si commentano da soli”, è senza dubbio un’altra grande opera non solo della tecnologia italiana, ma anche della professionalità di tanti anonimi operai, degli oltre 1400 km di tubature, oltre 1000, sono state realizzate in acciaio, per un peso di circa 170 mila tonn, ci sono tubi d’acciaio che hanno 3000 mm di diametro e 12 metri di lunghezza, nelle restanti condotte, comprese le diramazioni, sono state usate tubazioni da 1800 a 400 mm cui va aggiunto:

La grande centrale di potabilizzazione, subito a valle della diga, che è una delle più grandi e funzionali d’Europa; sessantaquattro serbatoi di vario tipo, dieci impianti di sollevamento delle acque, una spesa economica di quasi 10 miliardi di lire”.

A tutto questo, in “un’epoca più vicina” all’odierno, (si aggiunge l’acquedotto del Sinni, messo in funzione nel 2016) sono altri 100 km di tubature sempre di grandi dimensioni, per metà d’acciaio, 65 mila tonn, che distribuirà acqua assieme al preesistente acquedotto del Pertusillo, su un’area di oltre centomila ettari di terreno, 13.500 litri di acqua per usi irrigui, 3000 per usi industriali e 1.500 per usi potabili al secondo …, il totale della spesa nel corso di mezzo secolo, arriva a 260 miliardi di euro.  –  Sono grandi opere nei cui costi, si è tenuto conto dell’impatto ambientale, ricorrendo anche alla tecnologia del “microtunneling” lungo l’intero percorso delle strade (statali, comunali e provinciali), con il necessario espianto e successivo riposizionamento di 2500 ulivi per finire alla realizzazione, inoltre lungo il tracciato, realizzato anche un basamento per pista ciclabile, larga 4 metri a trasformazione di energia idraulica in energia elettrica. Tutte queste opere, dall’invaso del Pertusillo sul fiume Agri, al fiume Sinni e del suo affluente Sarmento, oltre l’invaso di Monte Cotugno e del Sauro, per soddisfare gli usi potabili di 2,7 milioni di abitanti, residenti “su 215 centri abitati”, finisce la secolare sete in Puglia, Basilicata e parte della Calabria, il Sud sconta un grave ritardo sulle infrastrutture rispetto al resto del paese, uscire dalla crisi significa sbloccare fondi e dare corso alle opere pubbliche.

““Pensatela come volete voi che siete a leggermi, per conto mio …, preferisco più “l’Italia in bianco e nero” (appunto quello dei miei tempi), che “l’Italia a colori” di oggi, che non solo limita la nostra libertà, ma impedisce il futuro ai nostri figli e nipoti””.

Questa è solo una parte della storia, che potrebbe sembrare finita avendo soddisfatto le esigenze di un grosso territorio su un problema di vitale importanza, invece con una nota di tristezza prosegue, s’interseca con l’insana ricerca di risorse nel circostante sottosuolo, iniziata da Eni e una partecipazione minoritaria di Shell, che in poco più di un decennio di attività estrattiva …  –  Sono alla seconda parte della mia riflessione, sempre dal lago del Pertusillo, nella bellezza travolgente della Basilicata, che un po’ assomiglia al mio Abruzzo …, “noi italiani amiamo farci male da soli”, è una frase che abitualmente uso scrivere nei contesti politici, chissà, forse un poco entra anche in questo contesto, io dico che lo so che è una frase pesante che pure mi coinvolge, ma non trovo un che di sostitutivo ugualmente valido.  –  Una quasi normalità, quella di pensare al male odierno di questo pezzo di terra, con il solito deposito di rifiuti tossici fatta in epoca non sospetta, è automatico per tutti, invece, è tutt’altra questione, vicino all’invaso dell’acquedotto pugliese, non sono i rifiuti a turbarne la funzione vitale, ma un giacimento di vaste proporzioni di petrolio, è nella “Terra dei fuochi della Basilicata”, sotto il Pertusillo che si trova il più grande giacimento d’idrocarburi d’Europa, nella sola Val d’Agri, i pozzi impiantati sono 39.  –  Per la verità, le conoscenze sul giacimento petrolifero nel sottosuolo regionale risalgono ai primi del ‘900, non entro nel merito dei ritardi che sono seguiti per la fase estrattiva, che torna d’attualità subito dopo la guerra, (forse era nella politica di Mattei), fatto è, che i lavori iniziano negli anni ’80, ci sono gli interessi delle aziende petrolifere in particolare dell’Eni.  –  Le menti che ragionano “solo per fare soldi”, (non solo in Italia), sono la rovina del mondo, anche se rappresentano solo una minoranza, fanno danni spesso incalcolabili alla società, questa che segue è una storia non molto nota, in tutti i modi sono state messe in atto manovre per oscurare l’argomento, una vera sfortuna per chi aveva degli interessi, scontrarsi con il braccio onesto della legalità e delle Leggi.  –  Spesso è la curiosità che vince sullo zelo professionale, accade in un giorno di riposo a inizio anno del 2010, che un tenente della Polizia Provinciale di Potenza, (Giuseppe Di Bello), si avventura in questo mistero assieme a un suo amico dei radicali italiani, (Maurizio Bolognetti), che paga le spese per fare un prelievo nelle acque del Pertusillo …, certamente in merito, almeno uno dei due, aveva qualche dubbio a motivarlo.  –  I risultati non tradiscono le aspettative, sono i primi dati che diventano di “dominio pubblico” ma …, prontamente bloccato dalla magistratura che ritiene non idoneo il percorso fatto, (Giuseppe Di Bello addirittura condannato a due mesi e venti giorni di reclusione, per aver diffuso quelle informazioni), inoltre …, arriva la sospensione dal servizio, dalla retribuzione e deve subire anche un trasferimento di lavoro in un museo, che chiaramente comporta un declassamento della mansione.  –  Si preferisce pensare che a causare l’inquinamento, siano i depuratori mal funzionanti o addirittura, gli scarichi abusivi, circa 3200 quelli censiti, sempre in quell’inizio anno il lago cambia di  colore, quasi rosso, c’è un’enorme moria della fauna ittica che popola le acque del lago, da sempre molto ricca di triotti, tinche, boccaloni, alborelle, carassi, anguille, carpe, cavedani, pesci gatto, scardole, pesce persico.  –  Scende quindi un’ombra oscura sulla grandiosa opera realizzata in precedenza dalla mente umana, sul finire del 2012, la professoressa Albina Colella dell’Università regionale della Basilicata, che con “l’associazione Ola” facente capo a Giuseppe Di Bello, tornano di nuovo a denunciare un forte inquinamento dei sedimenti del lago.  –  Il seguito non fa altro che dare conferma, l’acqua che quasi 3 milioni di persone bevono quotidianamente, che serve anche per l’irrigazione dei campi, ha dei contenuti estranei e nocive per la salute, che fanno preoccupare, ma questa è una di quelle storie che non ancora è raccontata per intero, i campioni di acqua prelevati per un 70% superano i valori di Legge consentiti (per il suolo), non sono tabellati i limiti per le acque, con abbondanza di “metalli pesanti”, di diversa natura che danno origini a un ampio potenziale cancerogeno.  –  Nel 2013, la prof Albina Colella, al congresso internazionale di Istanbul, nel 2013, dal titolo “17 symposium of enviromental pollution and its impact on the mediterranean region” (17 ettesimo convegno sull’inquinamento ambientale e sul suo impatto sulla regione mediterranea) presenta il lavoro raccolto nell’area del Pertusillo, ma le reazioni delle autorità preposte, restano ancora invisibili.  –  Eppure, non è difficile mettere in relazione l’inquinamento lacustre con i vicini pozzi dell’oro nero, anche se le aziende petrolifere sono a contestare la metodologia dei campionamenti effettuati, i prodotti base usati per le operazioni di perforazione, ci sono tutti; (arsenico, bario, cromo, rame, piombo nickel e zinco).  –  Nessuno prende le giuste misure, mentre si continua a trivellare il sottosuolo, le grosse tubature continuano a trasportare l’acqua nelle case di quasi 3 milioni di cittadini, ci sono altre osservazioni che nei dubbi del momento prendono tutti e quindi diventa obbligato proseguire il percorso nelle campagne dove … Durante la notte, si deposita la brina sui rami e sulle foglie, che sotto i raggi del sole mattutino, cambia colore, si brucia, la frutta come l’uva, diventa acida ai quotidiani assaggi che si fanno, hanno il sapore amaro del petrolio, anche la famosa pera lucana, meglio nota come “la campanella”, cade dall’albero, prima di giungere a maturazione, tutto questo e altro ancora, mentre la fauna ittica continua a morire.  –  Sarebbe lecito pensare a degli incidenti che possono capitare in un impianto industriale, che pure ci sono stati, ma assolutamente, non può rappresentare il “riparo dai guai” che sono troppo evidenti, tanti gli incidenti accertati, una prima volta (almeno registrata, il 17 marzo 2002), quando fuoriuscirono migliaia di litri di greggio, il 6 giugno del 2002, segue la nebulizzazione di 500 litri di greggio, il 4 ottobre del 2002 anche l’immissione in aria di grossi quantitativi di gas inquinanti.  –  Siamo solo all’inizio di una storia che non sarà facile da chiudere, io penso alla classica fine all’italiana, le prime rilevazioni non sconcerta nessuno, nelle prime denunce, le autorità competenti, si dicono convinti che il problema non sussiste, anche se i dati dimostrano il contrario, dopo l’ufficializzazione delle indagini, con i dati sotto gli occhi di tutti, si fa fatica a prendere le decisioni del caso, l’impianto va avanti a singhiozzo riparte e si ferma, mentre i cittadini continuano a bere l’acqua del Pertusillo.  –  La mia esperienza di lavoro 31 anni all’interno di una fabbrica chimica, mi fa stare con i piedi ben per terra, le mie osservazioni sono valutate coscientemente, oltre che correttamente, un polo industriale di quelle dimensioni non può trascurare nella routine  di prendere i campioni di aria, di acqua della fauna naturale e fare le dovute analisi, creare dei diagrammi da poter leggere, consultare le organizzazioni ambientali nazionali ed estere per stabilire opportune valutazioni, fissare un limite nei valori.  –  Non è concepibile per chi produce, così come per chi è preposto istituzionalmente al controllo ambientale trovarsi con problemi di questa portata, questo significa, che per oltre vent’anni hanno prodotto allegramente, senza misurarsi con nessuna analisi, infatti, solo nel 2011 si comincia il monitoraggio ambientale nel luogo, ma forse è già tardi, i risultati colgono di sorpresa e sconcertano tutti.  –  Oltre aver trovato tracce di bario, (un potente inquinante velenoso per gli organismi), comunemente usato dalle industrie petrolifere nelle trivellazioni …, nella numerosa documentazione che offre la rete, inorridisco, nel leggere che ci sono concentrazioni di idrocarburi che sfondano ogni record, il limite fissato dall’Istituto Superiore di Sanità, è di 65, sono oltre di ben 646 volte arrivando fino a 6.458 microgrammi/litro.  –  L’Azienda mineraria ha negato lungamente anche in audizione alla X Commissione Industria del Senato, alla fine, l’a. d. di Eni  Descalzi, deve ammettere che dal Centro Olio Val d’Agri (COVA), sono state contaminati 6 mila mq. di terreni a causa di uno sversamento di 400 tonnellate di petrolio e la contaminazione delle acque che defluiscono a due chilometri dalla diga del Pertusillo.  –  Segue la chiusura per alcuni mesi degli impianti di produzione che costano all’azienda circa 250 milioni di euro, oltre le spese di 6,5 milioni per le necessarie verifiche e controlli, mentre per la Regione Basilicata, un ribaltamento delle previsioni per il danno di cassa, circa 100 milioni di euro, il buco nato ha comportato l’esercizio provvisorio del bilancio regionale, anche se non si tratta di un gioco, quel che segue è tutto come un effetto domino.  –  A fine marzo 2016 lo scandalo della Val D’Agri compare su tutte le prime pagine dei giornali nazionali, per l’inchiesta giudiziaria della Procura di Potenza, ci sono arresti illustri, sei persone ai domiciliari, personale del COVA, l’ex sindaco di Corleto Perticara, le accuse sono diverse, in particolare sulla gestione dei reflui petroliferi, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, il (COVA), va sotto sequestro, l’attività produttiva è sospesa, troppo elevati i valori d’inquinamento nelle emissioni di anidride solforosa (SO2) e ossidi di azoto (No).  –  Dopo la rimessa in marcia dell’impianto, nel corso del 2016, altri due incidenti provocano le proteste dei residenti, fanno discutere sulla sicurezza e forse anche su qualcosa d’altro, considerato che andò in avaria, con fiammate varie, il termodistruttore della quinta linea di produzione, proprio la più nuova, inaugurata solo nel gennaio 2016.  –  Ormai è guerra aperta, la sfiducia dei cittadini verso i preposti al controllo, alla protezione dell’ambiente e della salute umana, non passa molto tempo, nel febbraio 2017, nelle acque del Pertusillo, compaiono delle macchie scure, le immagini riprese da un drone, scatena in tutti gli abitanti, la preoccupazione, sono ormai edotti in merito, pensano con la logica a delle perdite d’idrocarburi derivanti dalle attività estrattive.  –  L’Eni continua a negare ogni correlazione tra le macchie e il suo impianto però, l’Osservatorio Popolare della Val D’Agri, costituito appena, impone alla Regione Basilicata, all’Assessore all’Ambiente e ai Sindaci della Val D’Agri una serie d’interventi, atti al controllo ravvicinato dei vari fenomeni che avvengono.  –  Per evitare i miasmi nella zona industriale di Viggiano, si predispone anche lo di spurgo dei pozzetti circostanti oltre i diversi sondaggi nei terreni e nelle acque, insomma operazioni extra routine.  –  La storia continua, non sono quantificabili i danni sulla salute dei residenti, ma si sono “alzati i picchi” sulle patologie tumorali, per le infertilità e anche delle malattie rare, come le malformazioni congenite, problemi e tante le preoccupazioni, che promuovono in regione nel 2016, il referendum contro le trivelle, non è proprio un caso l’aver raggiunto il quorum.  –  Tutto passa inevitabilmente sotto la lente mediatica, esisteva un “Protocollo d’intenti” tra l’Eni e la Regione dal 1998, in gran parte disatteso, prevedeva l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale Val D’Agri, delle royalties previsti circa 150 milioni di euro l’anno, non rispettate, entrare nei dettagli sarebbe noioso e inconcludente per le mie riflessioni, non devo processare nessuno.  –  Tutto si trova in rete, certamente da catalogare e mettere in ordine, dalle cronache dei giornali, che pure abbondano di pettegolezzi, a studi universitari commissionati …, come quello di Padova che conclude molto amaramente:

“Tale risultato non è attribuibile a errori compiuti nella definizione delle linee guida, bensì all’indisponibilità degli Studi di Impatto Ambientale relativi a buona parte degli impianti di estrazione presenti e all’impossibilità di recarsi all’interno delle aree pozzo per più dettagliate osservazioni sul campo. È mancata la possibilità di verificare se le misure preventive e mitigative previste dagli Studi di Impatto Ambientale, siano state concretamente realizzate a livello delle aree pozzo”.

Ci sono anche altri approfondimenti:

Petrolio e biodiversità in Val d’Agri – Linee guida perla valutazione d’impatto ambientale di attività petrolifere onshore”, curata da Alberto Diantini e pubblicata dall’Università di Padova nel maggio 2016.

Con maggiori dettagli nel merito è offerto dal libro:

L’economia del petrolio e il Lavoro – L’estrazione di idrocarburi in Basilicata tra fabbisogno energetico nazionale e impatto sull’economia locale”, scritto da Davide Bubbico, dove emerge chiaramente una verità scomoda per chi sostiene l’utilità delle ricerche petrolifere.

Per la cronaca va detto che in Italia nel 2017, sono stati estratti 4,1 milioni di tonn di greggio, 2,9 provenienti dalla Basilicata, si pensa di salire a 7,5 tonn, dei quali 6,4 sempre provenienti dalle fonti estrattive della piccola regione e inviate direttamente alla raffineria Eni di Taranto attraverso una condotta di 136 km …, non va sottovalutato l’estrazione sempre dalla Basilicata, di quasi 4 milioni di metri cubi di gas, distribuito alle utenze attraverso la rete nazionale della Snam.  –  Sempre per una conoscenza più allargata sulla Basilicata, aggiungo che, a circa 50 km dagli impianti della Val d’Agri, sempre sulle alture delle “Dolomiti Lucane”, hanno tagliato (spianato la cima del Monte Alpi), per costruire un altro impianto petrolifero, noto come “Tempa Rossa”, inutile dire che pure questo impianto, sale all’onore delle cronache, per una serie di situazioni poco chiare, che inizia da alcuni conflitti d’interessi.  –  Resta ancora tanto da conoscere, chissà se faranno sapere, tutti i politici di qualsiasi tendenza sono bravi a nascondere ogni genere di notizia quando ci sono interessi di partito, o di relazioni, non è una novità, io finisco questa pagina in attesa degli sviluppi che alla fine dell’anno si dovrebbero avere in merito.  –  Si attende (il prossimo ottobre 2019), la scadenza della concessione in mano all’Eni, forse finiranno le diffide e le risposte tra Regione Basilicata ed Eni, non è più discutibile sostenere che il petrolio del Cova-Eni non sia la causa d’inquinamento delle falde acquifere in Val d’Agri …, e oltre.  –  Inoltre le trivellazioni non hanno aumentato i livelli occupazionali, sono pure aumentati i tassi di malattie e mortalità, con particolare riferimento ai comuni di Viggiano e di Grumento, i due paesi maggiormente esposti ai fumi del Centro Olio, resta da soddisfare la domanda su “quali sono stati i benefici per il territorio” chiaro, in un più ampio contesto …, sanitario, ambientale, culturale, agricolo,  dell’economia locale e  nel campo turistico.  –  Questa storia, assume un carattere drammatico per l’incidenza che si ribalta sulla ricchezza idrica della regione, le trivellazioni e gli sversamenti intenzionalmente fatti poiché anonimi, hanno causato danni all’ambiente sull’intero territorio, qualcuno, evidentemente, ha dimenticato un aspetto importante e fondamentale, che l’acqua del Pertusillo e del Sinni per il 65% rifornisce Puglia e Basilicata di acqua potabile, mentre il 35% serve per irrigare i campi dove ci sono impianti per la produzione di agricoltura “biologica”.