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Giovanni Custodero

Eccoci arrivati alla battaglia finale, siamo io e lui, uno davanti all’altro e lo guardo in faccia, capisco che è forte dell’energia con la quale l’ho nutrito in questi anni, mentre io sono ormai stanco … Ho deciso che non posso continuare a far prevalere il dolore fisico e la sofferenza su ciò che la sorte ha in serbo per me. Da domani sarò sedato e potrò alleviare il mio malessere, spero di essere stato di aiuto per molte persone. Voglio per l’ultima volta ringraziarvi per ciò che siete stati, siete e sarete sempre: la mia forza“.  (Giovanni Custodero)

Il giorno dell’Epifania, l’ex portiere di calcio, annuncia a tutti in rete “la fine della sua partita con la vita” …, una decisione che ha suscitato ovunque, commozione tra gli amici e conoscenti, che sapevano e hanno seguito la sua battaglia, per tanti, come me, il suo comunicato è una notizia “cui non credere”, ho controllato il suo profilo, la marea virtuale s’è abbattuta con messaggi d’affetto.  –  Ovvio che l’onda dell’emozione prende tutti, anche chi come me, segue, quanto accade in Italia al 90% dalla rete, solo la scorsa settimana (nel giorno dell’Epifania), ho saputo di questo “evento umano” che si è appena esaurito, nella violenza di certe cose che ci prendono, non ha lasciato possibilità alcuna di proseguire un percorso di vita diverso da quello sognato.  –  Giovanni, sconosciuto a molti fino a qualche tempo fa, aveva forse una splendida carriera sportiva davanti a se, certamente di uno sport minore come il “calcetto a 5”, nella squadra del Cocoon di Fasano, che però, lo soddisfava, tutti dicono che era un bravo portiere …, poi qualcosa accade, imprevedibile ma la strana sorte tocca proprio a lui, nel 2015, aveva 23 anni, dapprima solo qualche dolore cui segue un gonfiore alla caviglia, dopo qualche visita fatta a livello locale gli fu consigliato di andare a Firenze per ricerche più accurate e nel marzo 2016 con la visita più accurata, arriva la risposta che gli chiude la finestra del mondo.  –  La diagnosi è delle più terribili, era il prigioniero prescelto di una rara forma di “sarcoma osseo”, inizialmente non si perde d’animo, con i molti progressi fatti dalla scienza, ritiene di potersi curare, infatti, è costretto ad abbandonare l’attività sportiva per dedicarsi alla cura del proprio corpo, che nello stesso tempo, la malattia aveva già aggredito violentemente.  –  Mostra subito il suo coraggio decide per l’amputazione dell’arto sinistro, fin sotto il ginocchio, pur di guarire, in contemporanea, comincia anche il suo impegno sociale, senza scomporsi più di tanto, assieme a un amico decide di realizzare delle t-shirt con il disegno con l’elmo di Leonida …, per raccogliere denaro e sostenere cure molto costose, intanto passa a raccontare su Facebook la sua battaglia contro la malattia, cresce la sua notorietà.  –  Combatte come un guerriero e ben presto, diventa il simbolo di riferimento per altri che hanno gli stessi problemi, non ha mai perso il sorriso nel corso della sua battaglia, che l’ha visto affrontare oltre l’amputazione, altri 5 interventi, seguiti da cicli di radioterapia e chemioterapia, azioni che non fanno scadere la sua voglia di vivere per intera la sua vita, diventa quasi un conio il suo ripetere: ”Chi non sorriderebbe di fronte ad un dono del genere?“.  –  In precedenza ho raccontato nella mia trilogia teatina, un caso analogo “Attimi di vita terrena”, senza dimenticare il mio trascorso di solidarietà, in questi argomenti, non riesco a restare indifferente, penso sempre, anche se non posso più donare (per raggiunti limiti di età), che posso creare azioni di proselitismo anche solo parlando e raccontando certi fatti di vita.  –  Il mondo della solidarietà in Italia, presenta ancora numerini a una sola cifra e pure molto bassi, farlo crescere, almeno portarli sui livelli di “autosufficienza nazionale”, è un dovere di tutti …, mai pensare che siano fatti di altri, perché certe sorprese possono bussare in ogni uscio, questo inciso, scritto proprio da Giovanni; è solo una bella testimonianza:

Ad esempio, non mi ero mai accorto di quanto fosse bello il sole finché non sono stato in una stanza di ospedale per 20 giorni, di quanto indispensabile fosse l’amicizia finché non mi è servito un sincero abbraccio, di quanto importante fosse la famiglia fino a quando non è diventata il mio unico punto fermo… di quanto fondamentale fosse Amare, finché Amare non è diventata la mia unica ragione di vita”.

Parole belle che pesano molto sugli assenti, non posso fare a meno di fare un accenno alle istituzioni che da decenni, non solo mostrano la loro assenza tagliando e ritagliando sempre più soldi dal servizio sanitario, ma anche trascurando i fondi per la ricerca, che vive di fondi raccolti da “Telethon” che pure non è la sola, sulle reti televisive è quasi quotidiana l’indicazione di un numero telefonico dedicato alle diverse necessità. Fortunatamente siamo un popolo che risponde bene a tutti questi inviti, peccato (e sono molto dispiaciuto) che appena il 10-15 %, viene dedicato veramente alla ricerca, il resto serve “per altre spese” che non ci è dato sapere, ma sono pure immaginabili e la chiudo qui per non apparire polemico, antipatico e capiscione.  –  Tornando all’argomento, gli ultimi due anni di vita di Giovanni sono stati davvero non facili, dopo tutte le cure intraprese, il tumore si estende a femori, clavicola sinistra e cranio, rifiuto di pensare alla sofferenza che possa accusare la persona, ha capito che nulla avrebbe funzionato per cambiare la situazione in essere, la sua, una tremenda decisione presa a mente serena e lucida, con quest’ultima frase Giovanni si congeda dal mondo.

Ho deciso di trascorrere le feste lontano dai social ma accanto alle persone per me più importanti. Però, ora che le feste sono finite, e con loro anche l’ultimo granello di forza che mi restava, ho deciso che non posso continuare a far prevalere il dolore fisico e la sofferenza su ciò che la sorte ha in serbo per me“. (Giovanni Custodero)

La sedazione è la messa in uno stato di coma farmacologico allo scopo di ridurre lo stato di sofferenza globale, “fisica, psicologica, sociale e spirituale”, dopo i necessari accertamenti (obbligatori per legge), è il dormire aspettando la fine della vita, l’unica risposta al sintomo, che viene definito refrattario, la sedazione non va confusa con l’eutanasia o il suicidio assistito, non solo c’è differenza ma la pratica è anche molto sconosciuta, ma nella legge 219 del 2017, ci sono tutte le relative disposizioni.  –  Tale legge è ritenuta fra le migliori in Europa, ma in Italia, due persone su tre non conoscono queste cure e il diritto di accesso, ma le necessità delle cure palliative sono in aumento la risposta sanitaria è carente sono circa 400 mila le persone con bisogni di cure palliative, a riceverle solo il 30% dei malati oncologici nella vasta gamma è solo un dodicesimo del totale.  –  Meriterebbe addentrarsi nell’argomento solo per evitare il rischio di “morire ignoranti”, su queste informazioni, mi sono limitato al necessario, per non allungare e annoiare chi legge, consiglio una personale ricerca in rete per documentarsi non solo sulla legge.  –  La notte scorsa, (tra sabato e domenica), dopo un’estenuante lotta durata quattro anni, Giovanni non si è arreso, ha semplicemente scelto la via migliore per arrivare alla sua destinazione evitando ai suoi parenti inutili disagi e sofferenze, resta un bravo guerriero nel ricordo di quanti hanno giocato con lui e di quanti pensavano di dividere con lui momenti più felici, è la sua fidanzata a concludere questa mia riflessione.

Ora Giovanni potrà riposare, tranquillo, circondato dall’affetto delle persone più care, e consapevole del fatto che tutti voi state facendo il tifo per lui, rimarrà il mio guerriero”. (Luana Amati