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Enzo Ferrari

Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa” (Enzo Ferrari) 

Impossibile, nell’anno della partecipazione della Ferrari al millesimo “gran premio”, (dovevano essere alla griglia di partenza il 15 marzo 2020 …, “corona virus” permettendo”, non predisporre per l’occasione a Maranello, una nuova macchina, appunto la “Ferrari SF1000”, che è stata presentata qualche settimana fa a Reggio Emilia, la città simbolo dove nel 1797, nacque la nostra amata bandiera tricolore.  –  L’amore per la bandiera, si associa molto bene al “marchio Ferrari”, perché da sola ha vinto quasi un quarto dei gran premi disputati, infatti, sono 238 le vittorie conseguite nelle piste di tutto il mondo, è l’unico team automobilistico a essere sempre presente dal 1950 a oggi a tutti i campionati di formula 1.  –  Casa Ferrari, cerca di onorare il suo “amato patron”, che nel lontano 1947 (l’anno della mia nascita), apre la sua avventura con la storica casa automobilistica, che nasce come “Auto Avio Costruzioni”, dapprima a Modena e nel 1944, con la II guerra mondiale in corso, trasferisce tutto a Maranello dov’è ancora oggi …, per il “made in Italy”, resta il numero 1 assoluto, nulla con cui poter competere, ci provano a imitarla, (anche i giapponesi), ma si sono arresi.  –  C’è un responsabile, un colpevole, un mago, un sognatore, uno che da solo, ha creato l’immagine che tutti conosciamo, è nato in mezzo al ferro, (il padre era un carpentiere meccanico), ha fatto la sua buona esperienza prima di arrivare a essere il “numero 1 nel mondo”, ha pagato di persona gli errori …, ha pianto per i suoi errori, alla fine, però, esce vittorioso nella sfida alla vita, al destino, non è stato facile, anzi un percorso anche molto doloroso.  –  La Ferrari, “la Rossa di Maranello” ha un unico genitore, che con pazienza, sacrificio e tempo, ha saputo unire alla sua passione, la voglia di emergere, si chiamava “Enzo Anselmo Giuseppe Maria Ferrari” nato a Modena il 18 febbraio 1898, solo due giorni dopo il padre Alfredo trova il tempo per andare a registrare la nascita del suo secondogenito Enzo, ufficialmente a causa di una forte nevicata, (infatti, la data di nascita risulta il 20), c’è mistero in merito, perché non trova il riscontro meteorologico, inoltre, fu la levatrice a fare la registrazione di nascita e non il padre, così, risulta nell’atto di nascita nr. 287/1898 al Comune di Modena.  –  Secondogenito di Adalgisa Bisbini, proprietaria terriera di Forlì e Alfredo, (titolare di un’officina meccanica di materiale ferroviario) a Carpi, Enzo trascorre l’infanzia a Maranello, (in quella casa che oggi ospita il Museo Casa Enzo Ferrari), contrariamente al fratello Dino, non era portato per lo studio, amava aiutare suo padre in officina e aveva diverse passioni, (il tiro a segno con la pistola, l’operetta, il giornalismo) e già a 10 anni, Enzo va con il padre a Bologna a vedere una gara di auto e rimane coinvolto abbastanza, per le corse automobilistiche.  –  Una tranquilla gioventù, anche con una precoce capacità nella guida delle auto, impara con la Datto, (una delle macchine di famiglia), poi accade l’imprevedibile, la morte del padre nel 1915, per una polmonite e l’anno dopo, ancora un lutto in famiglia, è Dino, il fratello che muore nella “grande guerra”, Enzo, resta l’unico uomo in casa con la sua conoscenza di meccanica, non solo quella imparata dal padre, ma anche nella sua versatilità per le macchine utensili, lascia gli studi e in attesa della chiamata alle armi, trova da lavorare come istruttore, nella scuola tornitori dell’officina pompieri di Modena.  –  Sarà solo un breve periodo, perchè nel ’17, al pieno della guerra, fu arruolato negli alpini del Regio Esercito, al III Reggimento artiglieria, dove purtroppo o (per sua fortuna), non rimane molto, fu ricoverato all’ospedale di Bologna (sezione incurabili), per una sopraggiunta pleurite, dovrà subire due interventi per poi essere messo in congedo.  –  Riesce a passare anche questa difficoltà, con una lettera di presentazione del suo comandante militare, si presenta alla FIAT di Torino, ma il direttore Diego Soria …, non lo assume, era il dicembre 1918, lo sconforto l’assale, in una dichiarazione dice:

““Era l’inverno 1918-1919, rigidissimo, lo ricordo con grande pena. Mi ritrovai per strada, i vestiti mi si gelavano addosso. Attraversando il Parco del Valentino, dopo aver spazzato la neve con la mano, mi lasciai cadere su una panchina. Ero solo, mio padre e mio fratello non c’erano più. Lo sconforto mi vinse e piansi””.

Comunque non si arrende, intanto l’incontro con una ragazza lo motiva a restare a Torino, tanto che si mette di nuovo alla ricerca di un lavoro e trova un posto da collaudatore in una piccola carrozzeria, che trasformava dismessi veicoli militari, in altrettanti mezzi di trasporto, le famose “Torpedo” (classe lusso).  –  Dopo la guerra, non era facile acquistare auto nuove, le più richieste, erano queste trasformate dalla ditta Giovannoni, (amico del padre), Enzo aveva il compito di verificare la messa a punto degli autotelai e consegnarli di persona alla “Carrozzeria Italo-Argentina” con sede a Milano.  –  L’anno 1919, fu proficuo per Enzo, anche se magro era il salario, almeno faceva un lavoro che gli piaceva, fece diverse amicizie nell’ambito automobilistico, anche in quello delle corse, nel corso delle frequenti trasferte a Milano, proprio con l’amicizia di Ugo Sivocci, (un modesto ciclista, passato alle corse auto), si sente più coinvolto, perchè lo presenta all’ing. Piero Combi, (dirigente alla CMN), “Costruzioni Meccaniche Nazionali” di Milano, dov’è assunto, (con uno stipendio di 400 lire al mese), corrispondente al doppio di un salario da meccanico.  –  Enzo, può trarre un sospiro di sollievo, perché risolve alla grande la sua debole situazione economica, che si trascinava dalla precoce morte del padre, cui segue il breve periodo militare e l’inattesa malattia, un periodo davvero difficile, prese alloggio in Corso V. Emanuele, da una vedova che gli mise a disposizione una stanza e passava il suo tempo libero nel bar al palazzo di fianco, dove fa altre conoscenze sempre nel campo sportivo.  –  Dopo Ugo, conosce Marco Garelli, (pilota di motocicli) che gli chiede assistenza nella I edizione del “Raid Nord-Sud”, con partenza da Milano e arrivo a Napoli, tutti e tre, si avventurano nella gara, portata a termine senza la pretesa di poterla vincere, Enzo esce dal nord e per la prima volta può osservare l’Italia del centro sud.  –  Questa gara, mette in chiaro quel che Enzo, sentiva dentro di se, la spiccata passione di pilotare un’auto da corsa e senza perdere tempo, avuto notizia che il 5 di ottobre (sempre nel 1919), era programmata la prima corsa di auto in Italia dopo la guerra, passa all’azione, grazie a un super sconto e una buona parte dei prossimi stipendi, acquista dalla CMN, la sua prima vettura con un motore da 2,3 litri, 36 hp che consentiva una velocità di 80 km/h.  –  L’esordio fu sul percorso di 50 km, “Parma – Poggio di Berceto”, alla III edizione, una strada tutta in salita, da lui conosciuto, non vince, arriva solo quarto, nella categoria tre litri; (quasi indovina il Corriere dello sport, che dava Enzo Ferrari tra i favoriti).  –  Enzo si ripete il 23 novembre, alla X edizione della famosa Targa Florio, con il consenso della madre, che accetta la volontà del figlio di fare il pilota d’auto, parte per la Sicilia, assieme all’amico Ugo, per Napoli, con la stessa macchina con cui doveva gareggiare, dove s’imbarca per Palermo, si trovò a competere con Ascari su Fiat, Giuseppe Campari e Franchini su Alfa Romeo, Moriondo su Italia, Boillo su Peugeot, non vinse per una serie d’inconvenienti, dal distacco del serbatoio a un comizio politico, che lo blocca assieme ad altri due equipaggi.  Sente di fare reclamo e chiede un incontro a “Vincenzo Florio“ (il patron della corsa), che lo ascolta con attenzione e gli rende un po’ di giustizia, ottiene il nono posto in classifica e terzo di classe, quel che più conta però …, la bella amicizia nata con “don Vincenzo Florio”, inoltre, finalmente la stampa s’accorge della sua presenza, perché scrivono:

““È un giovane modenese che ha dinanzi a se un lusinghiero avvenire nello sport automobilistico. Della classe 1898, alto, fortissimo, audace, pronto e sicuro al volante, perfetto e provato guidatore, il Ferrari, perseguitato dalla “guine” (sfortuna) nella Targa Florio e nella Parma Poggio di Berceto, ha pertanto saputo affermarsi vittoriosamente””.

Si rende conto però, della necessità di un’auto più potente e attraverso le conoscenze che aveva nel suo incarico alla CMN, tra mediazioni infinite, riesce a entrare in possesso di una “Isotta Fraschini” del 1914, erano solo 6 gli esemplari costruiti e 3 di queste si trovavano in America, ad aiutarlo economicamente nell’impresa, fu  (l’amico Carraroli il suo futuro meccanico di gara).  –  Non rimaneva altro che preparare la macchina e debuttare …, nel 1920 ancora nella “Parma – Poggio di Berceto”, sempre con grossi nomi del mondo delle corse, Campari su Alfa Romeo, Masetti su Fiat Gran Prix, Bonaccini e Gastone Brilli-Peri su due Aquila 36 HP, Meregalli su Nazzaro, mancava solo Ascari che fece in ritardo l’iscrizione, Enzo correva con la sua Isotta Fraschini 100/100 IM Corsa, sale sul podio in terza posizione.  –  Si apre un nuovo periodo, che lo farà ricordare nella storia delle automobili, come “un grande italiano del Novecento“, grazie agli anni trascorsi in Alfa Romeo, che iniziò nel 1920, anche l’A.L.F.A. era relativamente giovane, nata nel 1910, come “Anonima Lombarda Fabbrica Automobili” fu acquistata nel 1915, da Nicola Romeo, (ingegnere e imprenditore italiano, ma anche senatore nella XXVIII Legislatura del Regno d’Italia) che lasciò l’acronimo ALFA, aggiungendo il proprio cognome …, il resto è tutta un’altra storia che per un certo periodo s’intreccia con la storia di Ferrari.  –  In Alfa Romeo, nei capannoni di via Gattamelata al Portello, Ferrari non raccoglie solo soddisfazioni, fa anche un’esperienza unica e necessaria per il suo futuro e conosce alcuni grandi nomi che diventeranno suoi cari amici, (Giuseppe Campari, Antonio Ascari, Tazio Nuvolari, Ugo Sivocci).  –  Corse per 10 anni, fino alla nascita nel 1932, del figlio Alfredino, detto Dino non fu memorabile, ma nemmeno da buttare, era l’epoca di Giuseppe Campari e Antonio Ascari, il padre di Alberto, di corse ne vinse parecchie, ma non fu un dominatore, nel mentre si preoccupava dello sviluppo dei motori e del gruppo dei oltre 40 piloti, oltre Ascari e Campari si aggiunge un altro grosso nome, Tazio Nuvolari.  –  Nel 1925 l’Alfa Romeo, conquista il suo primo campionato del mondo e Durante queste attività, non ha trascurato la sua visibilità e sul finire del ’29, fondò la Società Anonima Scuderia Ferrari, ovvero (una squadra corse con auto Alfa Romeo), da iscrivere alle corse del Calendario nazionale e dell’Automobil Club e a far correre i propri iscritti anche con le moto, ma erano le auto, in particolare, le Alfa Romeo e col tempo la scuderia,  diverrà una filiale tecnico-agonistica dell’Alfa Romeo, prima di rilevare anche la gestione dell’attività sportiva nel 1933.  –  In seguito pur partecipando ad altre gare, non vince, ma capisce che qualsiasi pilota, se in gara non ha una buona macchina, resta un mediocre, capisce che al momento è solo l’Alfa Romeo che fa delle buone macchine, non gli resta altro che spostare il suo obiettivo, battere l’Alfa Romeo con una vettura da lui costruita, sarà la meta su cui convergere ogni risorsa.  –  Dopo aver partecipato a 41 gare automobilistiche, (con 9 vittorie e altri 7 piazzamenti da podio), annuncia dopo la gara al Circuito delle Tre Province, il suo ritiro dalle corse, aveva 33 anni e crescevano i suoi impegni come direttore della Scuderia, era il 1932, nasceva anche suo figlio Dino (avuto dalla moglie Laura).  –  Nel decennio e più dedicato alle competizioni, non ha ottenuto grandi successi, solo qualche vittoria e diversi ottimi piazzamenti, comincia una seconda fase della sua vita, che un po’ per volta lo porterà a creare quel che ancora oggi vive anche senza di lui.  –  Ancora lontano la nascita delle Ferrari, al momento, migliorava l’Alfa Romeo, poi arriva la crisi finanziaria con il ritiro del Biscione dalle competizioni sportive (che dura fino al 1937) e per la prima volta compare sulla pista, (alla 24 Ore di Spa, nel luglio ‘32) il marchio SF sulle tre Alfa Romeo 8c 2300 MM, che arrivarono primo, secondo e terzo, i ripetuti successi del cavallino rampante sulle auto Alfa Romeo, portano a ricostituire il reparto corse della casa di Arese con a capo l’ancor giovane Enzo Ferrari.  –  La collaborazione di Enzo Ferrari con la casa del Biscione, durerà fino al settembre 1939 con incarichi da collaudatore, pilota, collaboratore commerciale e infine, direttore del reparto Alfa Corse, i successi, maggiori ottenuti con la storica Alfetta, (che nasce nel ’37 e diventerà l’auto più longeva e vincente nella storia).  –  Spesso a rovinare il seminato, era il dominio delle Mercedes, ma alla fine il mago, ottiene quel che voleva con l’Alfa 16C Bimotore, un mostro a doppio 8 cilindri, uno davanti e uno dietro, che nel ‘35, sulla Firenze-Mare, Nuvolari riuscì a lanciare a 364 chilometri orari, non fu una vittoria …, era però la premessa che nel futuro ci sarebbe stata “anche la Ferrari”.  –  Nel ’37, l’Alfa Romeo decide di riprendere le gare automobilistiche con il nome di “Alfa Corse”, il futuro imprenditore, si trasferisce a Milano per assumere l’incarico di direttore del nuovo gruppo, è (impossibile seguire in contemporanea Modena e Milano), quindi la Scuderia Ferrari si scioglie, solo che accade l’imprevisto, qualcosa cambia, divergenze e vedute diverse, (a settembre dello stesso anno), porta alla fine della collaborazione di Ferrari e Alfa Romeo.  –  L’accordo prevede la clausola di non poter usare il “marchio Ferrari”, associato alle corse per almeno quattro anni, per bypassare l’ostacolo, nel settembre 1939 Ferrari fonda “l’Auto Avio Costruzioni” con sede a Modena, in Viale Trento e Trieste, (la stessa sede della disciolta “Scuderia Ferrari” che rinasce come sezione sportiva della casa automobilistica), dopo la guerra, passato anche il periodo di comporto.  –  A questo punto esce allo scoperto Enzo Ferrari, con coraggio e un pizzico di fortuna, (avendo fatto tanta esperienza), si arma di buona volontà e da inizio a quello che sarà il suo futuro, riprende la sua posizione nell’Auto Avio Costruzioni, intanto, che pensa a come doversi e potersi muovere in seguito, ci sono intanto i segnali che porteranno alla II Guerra Mondiale.  –  I momenti che si vivono, non offrono gare automobilistiche, c’era per tutti una pausa, o come si dice oggi “un lavoro di nicchia” cioè preparatorio ed è quello che fa Enzo, trasferisce la sua azienda da Modena a Maranello e costruisce la prima parte di quella che sarà la definitiva sede Ferrari, tra il novembre del ‘44 e il febbraio del ‘45 nel pieno dei bombardamenti nella zona, lui iniziare sulla carta, la progettazione della prima vettura …, a dargli manforte e altro coraggio, c’erano al suo fianco altri due amici (futuri competitori),    Vittorio Stanguellini, pioniere dell’aerodinamica e Adolfo Orsi, del gruppo Maserati.  –  Ma il “cavallino rampante” …, quello nero su fondo giallo rivolto a sinistra ha una sua storia, originariamente, era argenteo su fondo rosso, (stemma araldico del Duca di Savoia), che nel 1692, fondò il II’ Reggimento “Piemonte Reale”, Francesco Baracca arruolato tra il 1909 e il 1910 nel reggimento, s’innamora del fregio e con alcune varianti, lo porta come suo emblema al “Piemonte Cavalleria”.  –  Apparirà nel 1917 sugli aerei della “91’ Squadriglia Aeroplani”, era una specie di augurio che si facevano da soli i piloti, attaccando sul lato destro della fusoliera le loro insegne e il giovane Francesco adotta il suo cavallino rampante.  –  In una delle tante riunioni sportive, il giovane Ferrari, incontra per la seconda volta il Conte Enrico Baracca, (padre di Francesco), che in seguito lo presenta alla propria moglie, la contessa Paolina Biancoli, che rimasta coinvolta dal Ferrari o dalla sua iniziale notorietà, lo invita a mettere l’emblema del figlio, sulle macchine da corsa: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo, le porterebbe fortuna”, così, riferisce Ferrari il 3 luglio 1985 allo storico lughese Giovanni Manzoni, (conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidano l’emblema, il cavallino era ed è rimasto nero, io aggiunsi il fondo giallo canarino, il colore di Modena).  –  Così fu, ricevuto in dono il simbolo in foto con dedica e l’invito a usarlo nelle gare sportive, il “Cavallino Rampante” esordisce nel giugno 1923, a Ravenna sul “circuito del Savio”, su un’Alfa Romeo RL T.F. addirittura vincendo.  –  Il debutto del “Cavallino rampante”, come riconoscimento del marchio Ferrari, è del 21 maggio 1950, al Gran Premio di Monaco, la prima vittoria solo nel ‘51, al Gran Premio di Gran Bretagna, la rossa di Maranello, pilotata da José Froilán González, annullò la prepotente Alfa Romeo, guidata da Juan Manuel Fangio e ancora un anno di buon lavoro, Ferrari arriva al suo primo titolo mondiale con Alberto Ascari alla guida, la vittoria segna il declino del Biscione nel mondo della F1.  –  La salita della Ferrari ai vertici mondiali con la vittoria nel ‘52, porta l’ingegner Quaroni, (Direttore Generale dell’Alfa Romeo), a fare un telegramma di congratulazioni per la prima vittoria della Ferrari in un Campionato del Mondo, cui Enzo risponde più col cuore che come imprenditore:

““Ho vissuto 20 anni con voi: quanti fatti, eventi, uomini sono passati. Ognuno e tutti li ho ricordati oggi. Nutro ancora per la nostra Alfa l’adolescente tenerezza del primo amore, l’immacolato affetto per la mamma””.

La sua casa automobilistica negli anni a venire, comincia a sfornare automobili sempre più belle e affascinanti, Enzo ne era talmente tanto convinto che a ogni presentazione, diceva sempre: “La migliore Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima”.    Figura sempre molto schiva e riservata che però, era orgoglioso dei numerosi riconoscimenti avuti per i suoi meriti Enzo Ferrari, l’aver avuto il titolo di “ingegnere meccanico“, conferitogli ad honorem nel 1960 dall’Università di Bologna e poi nell’88 anche da Modena e Reggio Emilia, la laurea honoris causa in Fisica con una bella motivazione:

Autentico pioniere, ha svolto un’attività intensa e produttiva nella fisica dello stato solido con particolare riferimento alla produzione e alla sperimentazione di nuovi materiali metallici”.

 

Il primo riconoscimento ufficiale da parte dello Stato risale al 1924, con la nomina a Cavaliere di gran croce per meriti sportivi, nel ‘25, nominato Cavaliere ufficiale e infine, Commendatore nel ’27, che però, perdono il loro valore con la caduta del regime monarchico, la Repubblica italiana, nata nel ’46, l’annovera tra i Cavaliere al merito del Lavoro nel ‘52 e nel ‘79, di Cavaliere di Gran Croce.

1962, dall’ONU il “Premio Hammarskjöld” per le Scienze Sociali,

1970, nominato Benemerito della scuola, della cultura e dell’arte

1965, dall’Istituto Internazionale delle Comunicazioni, “Premio Columbus”.

1970 Roma, Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte

1972 Roma, Stella d’oro al merito sportivo

1987 Premio Alcide De Gasperi

1994 International “Motorsports Hall of Fame

2000 Premio “Automotive Hall of Fame

Il suo commento ai riconoscimenti avuti fu:

Con tanti riconoscimenti, mi è venuto il dubbio di essere qualcuno”.

L’ultimo progetto cui prende parte, dove c’è la sua mano e la sua mente, è la “Galleria Ferrari di Maranello”, che purtroppo non potrà vederla finita, Enzo “va avanti” il 14 agosto 1988, all’età di 90 anni e la galleria fu inaugurata sul finire del ’90. Riguardo alla sua vita familiare, è stato sempre riservato, ha preferito mantenere la naturale intimità, due sono i figli che nascono dal matrimonio, Alfredo (meglio noto come Dino) e Piero, quel che è trapelato, perché era ben evidente, la grande sofferenza di Enzo per la prematura scomparsa del primogenito, Dino, (1932 – 1956), un doloroso pensiero che placa con finanziare una scuola particolare, l’Istituto di Istruzione Superiore “Dino Ferrari“, dove si formano le nuove leve dei motori e delle auto.  –  Unica scuola nel suo genere in Italia che si avvale della locale “azienda Ferrari”, in pratica, e più una scuola di fabbrica che altro, apre nel 1963, (con i ricavi del suo libro “Le mie gioie terribili”, pubblicato l’anno precedente), è un’opportunità anche per studenti stranieri, nasce nel 2011, una bella collaborazione con l’istituto motoristico di Sakahogi (cittadina giapponese).  –  La centralità in tutta la magica storia della rossa di Maranello, è la persona, Enzo Ferrari, il capostipite della realtà che diventa anche leggenda, senza nulla togliere ai grandi nomi che hanno avuto il pregio e la fortuna di pilotare una Ferrari, (Tazio Nuvolari è solo il primo e al momento di queste mie poche righe, Schumacher per me che tifo Ferrari, è l’ultimo dei grandi).  –  Quel che resta di misterioso è la sua vita privata, sempre separata dalla sua azienda e dai suoi affari, non molto dall’ambiente delle cose sportive, con la moglie Laura forse erano i momenti migliori, dopo aver letto di tutto e di più dal grande vecchio, oso avanzare la mia ipotesi, l’unica nota dolente nella sua vita, è stata la famiglia, non ha avuto un corso sereno e felice come si potrebbe pensare su persone che hanno l’agiatezza economica.  –  D’altro canto non fa eccezione, sono frequenti certe anomalie in famiglie di rango, solo per restare nell’ambito, sarebbe sufficiente rivolgere uno sguardo alla famiglia Agnelli, oppure a Piaggio, ma anche Ferrero, Casiraghi ecc, Enzo Ferrari forse si colloca un po’ sopra la media, perché sono diversi gli appuntamenti infelici, che ha con il destino, sono ben esposte nel seguito. Tanto successo nell’ambito automobilistico …, ma anche tanta sfortuna in famiglia, dopo la prematura morte del padre e del fratello, le vicende militari e la lunga malattia, (la prima volta che va a Torino) conosce Laura Garello, giovane sartina, di umili origini, figlia di uno straccivendolo e una casalinga.  –  Nel 1923, dopo 4 anni di fidanzamento, (abbastanza movimentato), finalmente si arriva il matrimonio, (contrastato dai genitori della ragazza ma anche da donna Elisabetta), che rimasta sola, riversa tutte le sue attenzioni sull’unico figlio rimasto, un amore morboso che mette in discussione il rapporto “suocera-nuora” e forse dopo il matrimonio, i due capirono di non essere fatti l’uno per l’altro, ci saranno piccole separazioni dovute alla cura del male che affiggeva Laura ma di fatto, anche con la presenza di Lina negli uffici di Maranello, i due non si separarono mai ufficialmente, Enzo rimase al fianco di Laura, fino alla morte.  –  Tra le due donne che “si contendono” il giovane Enzo, è Laura che sin dall’inizio risente maggiormente le divergenze, tanto che si accentua la sua eterna depressione, seguiranno periodi di separazione per il suo recupero (che non ci sarà mai), tuttavia partecipa con Enzo agli entusiasmi che venivano dall’ambiente delle corse, nel 1932 nasce il loro unico figlio, Alfredo, (chiamato Dino), ingegnere e progettista italiano, purtroppo sfortunato, poiché, muore giovane, affetto da distrofia di Duchenne a soli 24 anni, quasi non inizia la sua carriera di ingegnere meccanico.  –  Con la morte del ragazzo nell’anno ’56, il matrimonio già incrinato per le altre “situazioni di coppia”, ne risente ulteriormente, Enzo aveva riposto ogni speranza futura sul giovane Dino e il terribile episodio non lo lascia indifferente, dirà … “Io mi ero illuso che le nostre cure potessero ridargli la salute – (avrebbe spiegato anni dopo Enzo Ferrari) – perché un padre s’illude sempre, m’ero convinto che egli fosse come una mia macchina, uno dei motori”.  –  Il suo breve passaggio terreno, fu ricordato con la “Dino Ferrari”, la storica con il cavallino rampante, realizzata nel 1957 ottenne grandi risultati nella conclusione degli anni ‘60.  –  Non si riprenderà mai, inevitabilmente le sue attenzioni cambiano, restano vive le attività imprenditoriali e sportive, ma la situazione familiare peggiora, tanto che spunta (dalle retrovie), la nobildonna “Lina Lardi”, (che a differenza di Laura, sempre un po’ gelosa nelle piste e un tantino intraprendente negli affari), era molto comprensiva, sulle attività del Drake, conosceva l’ambiente delle auto e dello sport, sapeva dare i consigli.  –  Per la cronaca, il primo incontro con Lina, avvenne a distanza, quando lei aveva 14 anni, era figlia di una conoscente, si rividero dopo un quinquennio, nel ’29, dentro gli uffici della carrozzeria Orlandi di Modena, dove la ragazza era appena stata assunta, Enzo anche senza le sue auto, era già noto come “Ferrari” e quella ragazza la prese come sua segretaria.  –  La crisi coniugale favorisce il rapporto affettivo di Enzo verso Lina, si concreta con la nascita di Piero, che fino alla sua laurea, sarà una figura ombra ovunque nella famiglia, (che non si era formata) e anche nella casa automobilistica, perché c’era il grande vecchio ben saldo al comando, non fu facile il suo inizio di vita e di lavoro, in fabbrica, pochi gli incontri col padre e solo in presenza dei collaboratori più stretti gli si rivolgeva come padre.  –  Negli anni che seguono, non fu un segreto per nessuno il triangolo che si venne a creare, ambedue le donne furono al fianco del “grande vecchio”, Laura dalla casa di Modena e Lina da una casa di campagna a Maranello, non mancarono tra le due, gli incontri dentro la “Scuderia Ferrari”.  –  Laura con la presenza di Piero mostrava la sua gelosia, non vedeva di buon occhio la presenza del giovane, non voleva che Enzo concedesse il suo cognome al giovane, sapere che avrebbe preso un giorno in mano la situazione, non le piaceva e quindi c’era una sottile guerra “mai dichiarata”, che però, neanche nascondeva, sia con Enzo, sia con la rivale Lina, che al contrario si mostrava sempre discreta in ogni situazione.  –  Era un’ottima consigliera attenta e positiva, si era ben inserita nel contesto e riusciva a comunicare con Enzo, (sempre chiuso e di poche parole), sapeva confrontarsi anche in questioni oltre il campo dei motori e degli affari, Enzo migliorò molto la sua visione della vita, Lina, con il suo modo di fare lo aveva portato alla lettura, avvicinato ai temi culturali e migliorato negli stili di vita …, dettagli mai curati, “con Lina non ci fu mai tensione”.  –  Alla morte di Dino, Lina fu l’unica persona amica del costruttore, era ormai l’uomo che amava, aveva imparato a stare sempre un passi indietro una vicinanza molto discreta senza mostrarsi senza dichiarazioni o interviste era “l’ombra di un’ombra”, aveva fatto la sua scelta, era conscia della situazione e si dedicò esclusivamente all’educazione di Piero.  –  Laura Garello, moglie di Enzo e madre di Dino, muore nel febbraio ‘78, ponendo fine a una storia vera di amore, che nel matrimonio era solo dolore, (chissà se avranno capito che non erano fatti l’uno per l’altro), Enzo sempre molto parco nei commenti, specie nella vita privata, così la ricorda: “Siamo restati uniti per 60 anni e i quotidiani contrasti hanno cementato questa unione anche se, nell’asprezza dei modi, talvolta abbiamo ravvisato la necessità di dividere le nostre strade”.  –  Lina da sempre (discreta e appartata), solo dopo la morte di Laura, rispose alla chiamata di Enzo che l’invito a raggiungerlo con Piero, nella casa di Modena in piazza Garibaldi, dove vissero come in una favola, seppur avanti negli anni, “felici e contenti” gli ultimi 10 anni con il suo Enzo …, ma ci resta anche dopo la scomparsa di Enzo, fino alla fine dei suoi giorni, godendosi nel contempo il figlio Piero (che sposato con Floriana Nalin), le regala una bella nipote ”Antonella”. Lina sopravvive al suo amato Enzo, muore nel giugno 2016, dopo 27 anni, mai è venuto meno il suo interesse per le storie automobilistiche di casa Ferrari, pochi giorni prima aveva seguito la corsa di Formula1 alla televisione.  –  Il mago, nella grandezza del suo ruolo e nella sua intelligenza, aveva delle remore per quanto riguarda la donna, un po’ difficile da accettare, ma ci furono “amori diversi” che si completavano nella necessità di Enzo, che è stato bravo a creare i necessari equilibri, nel ’44, nella loro relazione, nasce Piero, inizialmente registrato come Lardi, (all’epoca agli uomini coniugati non era consentito riconoscere figli nati fuori dal matrimonio).  –  Piero potrà chiamarsi …, Lardi Ferrari, solo nel ‘75, con il “nuovo diritto di famiglia”, solo dopo la morte di Enzo, il figlio Piero, fece richiesta al Presidente della Repubblica per eliminare il matronimico Lardi, e conservare il patronimico Ferrari, che fu accettato dal Ministro della Giustizia.    Il giovane Piero, nel ruolo dirigenziale che aveva a Maranello, spesso era in conflitto con il padre, tanto che Enzo lo esclude dal settore sportivo, nominandolo “vicepresidente della Ferrari”, in appoggio, al presidente Vittorio Ghidella, poche settimane dopo la morte del padre, in qualità di erede universale, entra in possesso dei beni di famiglia, costituito dal 10% delle azioni Ferrari e la proprietà del circuito di Fiorano, (oltre il normale azionariato, il 50% era in mano alla FIAT dal 1969).  –  Tanti hanno assegnato allo stratega di Maranello, una relazione sentimentale con Fiamma Breschi (1934-2015), bella donna fiorentina, con una straordinaria bellezza, si distingueva per i suoi capelli con meches, occhialoni, magliettine e jeans a vita bassa, (tutto in netto contrasto con gli stili di vita) di Enzo Ferrari, a seguito di un epistolario avuto tra il 1958 e il 1966, per Enzo e Fiamma, le lettere in realtà, solo un modo e un mezzo dove interi anni di dolore per le loro sfortune …, hanno trovato libero sfogo.

““Ferrari mi ha scritto per anni. Conservo ancora le decine e decine di lettere che mi ha spedito. Fogli di carta coperti da un inchiostro viola che usava perché credeva fosse ‘simpatico’, che sarebbe cioè svanito con il tempo. Non è stato così. A distanza di anni il Drake mi parla ancora attraverso le sue lettere””.   (Fiamma Breschi)

Enzo aveva perso il figlio Alfredino, Fiamma era la compagna di Luigi Musso, il primo pilota della Ferrari che subì un incidente mortale durante una gara ufficiale, accadde il 6 luglio 1958 in Francia, nel circuito di Reims, si schiantò alla curva del Calvaire aveva solo 34 anni.  –  La storia di Fiamma con Luigi presenta anche dei retroscena che a quei tempi mal si digeriva, solo che il mondo dove entrambi vivevano, era meno formale, Luigi per Fiamma abbandonò casa, moglie e figlia, fu “attrazione fatale” un amore a prima vista, che rimase postumo per Fiamma, la quale ebbe la costanza di rifiutare il matrimonio propostole da Enzo, dopo la morte di Laura.  –  Restò tra loro, oltre l’amore platonico, la voglia di sfogarsi e il rispetto reciproco, più volte disse che con Ferrari ha avuto “un rapporto a dir poco meraviglioso”, in realtà, è stata l’unica confidente, amica e consigliera del grande vecchio, le lettere non sono fantasie, ci sono state e ultimamente, messe all’asta dalla casa  fiorentina “Maison Bibelot“.  –  Certo che non nasce per caso l’amicizia tra i due, intanto lei faceva parte dell’ambiente sportivo, molto amante delle auto, che guidava dall’età di 14 anni, il tragico incidente di Reims è stato il mezzo che li avvicina, nasce nella scuderia dapprima come “inviata speciale” a Montecarlo, poi quella di “collaudatrice femminile” per le auto di serie, a cominciare dall’oggettistica che completa un’auto.  –  Anche il Commendatore, comincia a capire l’importanza di vestire con classe, essere, non solo apparire elegante, diventa un target per la casa di Maranello, le valige e le borse della “Ferrari 275” sono sue, a vestire l’interno delle auto, anche i colori esterni, inventò i colori dell’auto più desiderata al mondo, a lei si devono il “rosso tango, verde germoglio, nero Cina e giallo fly che cominciano a circolare nelle strade del mondo …, ma tutto è nel libro che ha scritto nel 1998, “Il mio Ferrari: memorie di una signora della Formula 1“.

 ““Enzo Ferrari era un uomo intelligente, onesto e furbo da morire. Con la vita aveva un rapporto divoratore, occupava tutto lo spazio delle persone che gli erano intorno, i suoi piloti, i suoi figli o le sue donne, costruttore di macchine e distruttore di uomini, ma se entravi nella sua orbita avresti dato qualunque cosa per non uscirne””. (Fiamma Breschi)

Un personaggio della sua valenza non viene meno all’alone delle curiosità o dei misteri che spesso si combinano da sole …

__ Aveva anche il pallino del giornalismo, infatti, collaborò in età molto giovane con la Gazzetta dello sport, aveva quel che serviva, le componenti per fare quello che ci ha lasciato, la chiarezza d’idee, e l’incisività nel comunicare le sue idee e intenzioni.

__ Godette di molti appellativi nel corso della sua lunga carriera, sia dalla stampa sia nell’ambito sportivo, era “il Grande Vecchio, il Commendatore, il Cavaliere, l’ingegnere, il patriarca, il mago”, quel che più gli piaceva era, ”Drake“, proprio riferito a Francis Drake il corsaro, affibbiato dagli avversari inglesi con una certa ammirazione, per la capacità di cogliere risultati assai superiore alla grandezza aziendale, con una gestione un po’ pesante ai limiti imposti dai regolamenti tecnici …, ma con tanto coraggio.

__ Enzo Ferrari non amava le vacanze, s’infastidiva anche di darle ai dipendenti, lui stesso non andava mai in vacanza, anche a Ferragosto restava a Maranello, perché erano le ferie più belle in un ufficio deserto che gli permetteva di concentrarsi sul lavoro.

__ Con tutta la sua riservatezza nella vita privata, ebbe fama di donnaiolo, in un’intervista, disse dell’altro sesso: “Ho sempre considerato la donna non un elemento necessario della vita di un uomo, ma la ricompensa del lavoro, non ho mai anteposto una donna al lavoro, dopo aver lavorato tutta la giornata, una donna è il premio, non prima, mai”.

__ Resta curiosa la risposta fatta a un giornalista che negli anni ’50, gli chiese se la sua auto personale fosse una Ferrari …, rispose: “No, purtroppo non me la posso permettere”.

__ Qualcosa che di solito appare come un ulteriore riconoscimento al valore di una persona, è mancato, più volte proposto al titolo di  senatore a vita, (furono Enzo Biagi e Indro Montanelli) che fecero la richiesta al Presidente della Repubblica, attraverso i loro giornali, ma Sandro Pertini non avallò,  rispose che: “Uno come Ferrari non ha bisogno del laticlavio”.

__ Poteva sembrare una mania la sua, ma ha sempre utilizzato una stilografica con inchiostro viola, forse il pensiero andava al padre.

__ Ovviamente, non poteva mancare la sua presenza nella squadra di calcio locale, seppur breve il periodo, (negli anni ’60), è stato un dirigente del “Modena Football Club”, ma era anche un tifoso.

__ Strano ma vero, ”il Grande Vecchio”, non viaggiò mai in aereo.

Finisco con l’immancabile osservazione personale per me …, una cosa ormai diventata abituale oltre che d’obbligo, c’è ben poco da dire sul “genio Ferrari”, Enzo Ferrari era un uomo che non amava partecipare ma per lui contava solamente la vittoria, infatti, non era raro sentirlo dire: “Il secondo è il primo degli ultimi”.  –  Enzo Ferrari è probabilmente il nome più famoso nel mondo automobilistico e dei motori di tutto il mondo, di certo in Italia è conosciuto più per il marchio da lui fondato e dalla casa automobilistica, piuttosto che dai successi sportivi.  –  Effettivamente Enzo Ferrari,è stata una leggenda” tutta italiana, per natura, sempre molto riservato e burbero, spesso enigmatico, ma era solo un lato della persona che ho conosciuto, le letture che ho fatto per arrivare a questa retrospettiva, mi porta a dire che aveva un cuore tenero, forse indurito dai diversi dispiaceri e non essere stato capito dalla donna che aveva scelto al suo fianco …, è certo che Enzo Ferrari, dovrebbe essere di esempio per molti giovani che hanno un sogno e lottano per realizzarlo.  –  Una vita vissuta quasi in solitudine, più a contatto con dipendenti e collaboratori, che con gli affetti di famiglia, professionalmente, ha realizzato il suo sogno di vita, “non s’è risparmiato” per arrivare al risultato, però, ci lascia una sua immagine ripetitiva nel tempo che appare vuota dei sorrisi e delle gioie. Ferrari è leggenda perché è stato se stesso, ha vissuto fuori dalla logica del sistema, la sua fabbrica non produce auto …, ma sogni da vivere, anche solo davanti a un televisore, presi dall’entusiasmo del colore, del pilota, o dal rumore del motore, è stato anche un “padrone amato”,  nel febbraio ‘88 la festa di compleanno, i suoi 90 anni, l’ultima tra 1800 dipendenti, a suo dire, fu: “Il regalo più bello della mia lunga vita

Spesso mi chiedono quale sia stata la vittoria più importante di un’autovettura della mia fabbrica e io rispondo sempre così: la vittoria più importante sarà la prossima”.  (Enzo Ferrari)