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Cappelli a Chieti

‎Qualche ora fa, giravo su Facebook e mi compare un post sul profilo di “Abruzzo, la mia terra forte e gentile”, dove si porta a conoscenza degli iscritti, che …, il negozio più antico di Vasto si trova in Corso de Palma, si chiama STELLA e vende cappelli dal 1867. Cerco di leggere quasi tutti i post che mi compaiono, le foto cui sono correlate, mi attraggono molto, spesso metto il mio mi piace e passo oltre, però, poi mi fermo a riflettere, pensando che anche a Chieti una volta, ci stavano i negozi che vendevano cappelli.  –  Quello che mi ha bloccato, è proprio la foto, quella vetrina che si vede bene, è antica …, mi affascina, sono un nostalgico, lo ammetto e per liberarmi del momento, non mi resta che provare di comporre su carta quello che mentre scrivo, nella mia mente, passa in rassegna fotografica, le immagini della “vecchia Chieti”.  –  Intanto, auguri meritati e sinceri a questo negozio che ha superato i 150 anni di attività, quindi un caloroso “buon tutto per l’avvenire”, adesso, proseguo, con l’apertura ai ricordi, che salgono dalla mente, con un certo impeto, mi attraversano il cuore, per riversarsi su queste pagine, (mai, mi stancherei di descrivere i fatti della mia città).  –  Ancora si può ammirare qualche negozio che presenta la sua antica vetrina, anche nella mia città, come l’oreficeria Fasoli (proprio in via degli orefici), oppure lungo il Corso, quello di abbigliamento di Vincolato e perché no, lo stesso Caffè Vittoria, che si presenta quest’anno sempre nel suo “stile liberty”, a festeggiare il suo primo secolo di vita, ma devo raccontare di un negozio specifico, proprio dei cappelli.  –  Un primo negozio intanto, scendendo giù verso Piazza Matteotti, al “Pianosantangelo”, sul finire di Via dello Zingaro, dove c’era la famosa modista, lo ricordo bene, ero un giovanotto alle prime esperienze, andavo a lavorare vicino al cimitero e passavo sulla strada al mattino e alla sera, vedevo la signora bionda di mezza età, (che rispondeva al mio rispettoso saluto), spesso, con molto impegno, a comporre la vetrina interna, con i suoi bei cappelli femminili, (anche da matrimonio).  –  In precedenza, quando andavo ancora alle scuole di avviamento in Piazza Malta, passando per Via Arniense, osservavo ai due lati della strada, non senza essere curioso, negozi e vetrine che oltrepassavo, quello che più attraeva, era senza dubbio di don Raffaele “Scardapane” con l’aquila della Fernet Branca, sull’alto delle due vetrine, ad angolo del palazzo, ma erano tante altre di stile antico e dopo Iezzi delle scarpe, dove adesso c’è un’altra attività, Montaliani, ai tempi passati, ci stava il negozio di Tragnone ancora in attività, che vendeva solo cappelli da uomo, vagamente ricordo le vetrine sul colore “verde persiane”, ai lati dell’ingresso, che uscivano dal corpo del palazzo.  –  Ho anche provato a fare ricerche in rete per trovare altre informazioni sul negozio, ma inutilmente, le persone di una certa età come me, sicuramente hanno gli stessi miei ricordi, spero di ampliare il mio racconto attraverso le testimonianze, che sicuramente avrò nei profili dove solitamente pubblico le mie riflessioni, mi raccomando non mancate di collaborare.  –  Non sono mai entrato nel negozio, intanto, perché ero poco amante dei cappelli, (che uso solo da qualche anno), ma ricordo bene, sui ripiani delle vetrine i vari modelli esposti, da quelli a larghe tese, alle coppole, le pagliette, i baschi, i panama, le bombette, le imitazioni della Borsalino, con i vari colori per la verità, (molto contenuti), che si rinnovavano anche nell’eleganza, con il cambio delle stagioni, per chi aveva la necessità o era un amante del cappello, restava solo l’imbarazzo della scelta da fare.  –  Sicuramente, il negozio di Tragnone, aveva una clientela fedele e  selezionata nei residenti di città, che ricordo ha un trascorso di alta nobiltà, il cappello, una volta faceva parte del vestire quotidiano, poi cambiano le mode e con l’arrivo di cappelli meno impegnativi, i negozi che avevano queste esclusive finiscono di esercitare.  –  La gente però, non smette di indossare il cappello, adesso ci sono per tutte le tasche e per tutte le teste, al mercato settimanale se ne trovano di tutte le tinte, di tutti i modelli, del “made in Italy” ma anche quelli stranieri meno impegnativi, che fanno molto chic nelle nuove generazioni, ma i cappelli di una volta non sono scomparsi, sono sempre in vendita.  –  La clientela è molto diminuita, ma i negozi di abbigliamento offrono anche l’opportunità di completare l’acquisto di un loden con il classico cappello di una volta, tuttavia in città un giovane con ottima esperienza di vendita (come venditore ambulante, poiché, pure nella tradizione di famiglia, che conosco molto bene), ha osato investire in controcorrente, mentre sono tanti ad abbassare le serrande dei negozi, per la cronica assenza della clientela che sempre più si affida al fascino dei centri commerciali in maggioranza, fuori dalle mura cittadine.  –  Un nuovo negozio di cappelli è apparso lungo il Corso Marrucino di Chieti, proprio a “Palazzo Tabassi”, stavolta ci sono entrato nel negozio di cappelli, intanto; per scegliere il regalo di mio figlio Fabrizio e nell’occasione, (mi ha riconosciuto), non ho mancato di fare al giovanotto che ha lanciato la sfida, i dovuti auguri.  –  Quel che pure ricordo di questo negozio, viene da papà che nelle serate in famiglia, amava molto raccontare le barzellette, i fatterelli della città ecc, il negozio di Tragnone non è fuori dalle dicerie del popolo che ripeto, comunque sono “mezze verità”.  –  Questo, l’aneddoto, raccontato sul negozio.  –  Entra un giorno un signore, dall’apparenza campagnolo, che molto timidamente chiede, “lu signò, tenesse nu cappelle pe sta cocce?” (avete un cappello a misura della mia testa?).  –  Il proprietario anziano e vecchio del mestiere, solo alla domanda, risponde prendendo da uno scaffale, il cappello che potesse andar bene, lo mette in testa al probabile compratore che (su indicazione, si sposta vicino allo specchio di poco a lato) per osservarsi.  –  Si vede bene, si gira e rigira davanti allo specchio …, ne resta soddisfatto, tanto che passa alla fatidica domanda; cosa costa, il prezzo era l’ultimo ostacolo tra la sua testa e il cappello, però la cifra che esce dalla bocca del commerciante, era troppo alta per le sue tasche, dopo aver tentato di contrattare sul prezzo, restava ancora una certa distanza, tanto che deve rinunciare.  –  A malincuore si avvia verso l’uscita e fa un ultimo tentativo;

Allore nemm’è le vulete da, pe lu prezze che ve so dette?” (proprio non mi volete dare il cappello al prezzo che ho detto).  –  Non tarda la risposta …, “non posso vendere sottocosto”, proprio sull’uscio un ultimo tentativo, quasi a mo’ di minaccia verso il negoziante …, “ve pozz dì cha ‘ne le truvete na cocce pe che lu cappell”, (vi posso dire che difficilmente troverete un’altra testa per quel cappello) e Tragnone, prima trae fuori un grosso sospiro, poi con lo stesso tono e in dialetto, gli risponde,  “lu signò, ve pozz dice ca sete vu ca ne le truvete n’atru cappelle pe la coccia vostre”. (Caro signore, siete voi che non troverete un cappello per la vostra testa).

Dico solo arrivederci al prossimo racconto.