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Piange il telefono

Anche se identico, non mi riferisco alla stupenda canzone che ci fa ricordare il “Mimmo nazionale”, questa è invece l’ennesima presa per i fondelli che dobbiamo registrare a nostro danno che i diversi gestori della comunicazione hanno messo in atto, lo hanno anticipato e messo in atto ormai da qualche mese.  –  Se questo comportamento verrebbe applicato in maniera generale forse potrei anche essere d’accordo …, mi spiego meglio con un esempio molto elementare, a me sta anche bene questa “pretesa” messa in atto da (Tim, Vodafone, Tre, Wind, ecc.,) il tempo nell’era moderna che tutti viviamo, è regolato giustamente per tutti da secondi, minuti, ore, giorni, settimane …, se qualcuno vuole cambiare le regole ben venga, si apre un tavolo di lavoro tra le parti interessate, si discute quale l’origine della problematica …, ma si va fino in fondo, se il pagamento di un servizio passa da mensile a settimanale, anche la prestazione d’opera di qualsiasi dipendente va adeguata e senza girarci tanto intorno si applica e basta.  –  Quale il risultato? …, che anche per il lavoratore dipendente alla fine dell’anno “teoricamente” diventano tredici anche se sul calendario si leggono sempre dodici mesi, in parole povere il mese passa per tutti a quattro settimane, è lo stesso gioco dell’ora legale.  –  Presumo che certe riflessioni in merito sono anche state fatte da altri prima di me che neanche più, ci vivo in Italia, ci pago solo le tasse e questo cavolo di “servizio telefonico”.      Trovo che siamo senza difesa, questi gestori se la suonano e se la cantano da soli, chi ci va di mezzo siamo noi utenti perché scarsamente rappresentati, ci offrono tanti di quei servizi che si resta anche sbalorditi per la bontà illustrata, poi all’atto pratico si comincia con l’impossibilità di comunicare con il proprio gestore, vai a formare il numero che periodicamente viene reclamizzato, che può essere il “40912 di Tim” oppure il “414 di Vodafone” e vieni subissato da quella cacchio di voce che ti dice (premi 1 se …, premi 2 …, premi 3 se…, poi finalmente ti dice di attendere che si liberi un operatore al momento occupato).  –  Non è affatto serio e non ho ancora finito, se si entra ad esempio in un centro Tim dove si è sempre andati per una ricarica e per questo servizio sei stato trattato diciamo con “i guanti bianchi” …, se però vai a chiedere il perché il 15 dicembre del 2015 e il 18 dicembre del 2016 è stato assorbito il residuo credito di 30 euro per anno …, dicono di contattare l’119 loro nulla sanno in merito.  –  Non ho scherzato e non è un esempio, è quanto mi è accaduto per due anni di seguito, tanto che alla fine ho cambiato gestore, sono passato a Vodafone …, ma non so fin quando ci resterò, perché morale della favola non se ne salva uno, chi per la testa …, chi per i piedi la certezza dei fatti è che al centro ci siamo sempre e solo noi utenti.  –  Questo scherzetto dei “ventotto giorni” al posto dei normali 30,41 previsti nella norma dalla media dei dodici mesi dell’anno non solo dal calendario romano di cui ci serviamo, ma anche dai contratti che abbiamo firmato per ricevere i loro servizi non potevano essere applicati senza una revisione degli stessi contratti, adesso si sono messi di mezzo oltre il mondo politico, anche l’Agcom, l’aggravio di cui siamo stati oggetto, che mai potremo recuperare per intero, secondo le proiezioni fatte dagli esperti del settore loro hanno incassato qualcosa come 1,2 miliardi di euro, a cui bisogna sommare le Sim ricaricabili.  –  L’emendamento presentato dal senatore PD Esposito prevede un obbligo di vigilanza sul “sul rispetto della periodicità della fatturazione prevista dalle disposizioni vigenti”, una risarcitoria di 50 euro come indennizzo forfettario per ogni utente che ha pagato “a vent’otto giorni”, oltre una multa che oscilla tra 500 mila e 5 milioni di euro per ogni gestore, a essere buoni i gestori detratte le multe e la ridicola risarcitoria, intanto si sono mesi in tasca qualcosa come un miliardo di euro …, mentre sono già all’opera per ritoccare le tariffe, sento la necessità di esternare in merito tutto il mio disappunto.

A me appare tra le righe che compongono tutta la “querelle” ci sia qualche falla, ci sono evidenti tracce di collusioni …, si, si, non faccio allusioni dico solo che non è questo il modo di uscire dalla situazione, occorre portare indietro la situazione, proprio come le lancette di un orologio, riprogrammare i computer alle vecchie tariffe e alle vecchie durate del “mese di calendario”.  –  Leggendo qua e la tutta la situazione, ho trovato anche alcuni conticini che hanno fatto “gli esperti del ramo”, è stato quantificato un maggior onere per l’utente di circa l’8,6% …, quindi sarebbe cosa giusta rimborsare gli utenti che hanno pagato a ventotto giorni del 10 % come semplice rivalutazione monetaria, questa sì che sarebbe un ragionamento logico, tanto non moriranno di fame i gestori sanno che hanno fatto qualcosa contro le regole c’è solo da pagare per davvero una “modica penale”.  –  Contro ogni provvedimento si dice la “Assotel” che rappresenta di fatto i gestori, dicono che il cambio tariffario rappresenta una “pratica legittima essendo una componente dell’offerta commerciale e della libertà d’impresa“. ok dico io ma a questo punto deve valere anche per l’utente la norma della “pratica legittima” ovvero essere informato e messo nella condizione di “aderire per presa conoscenza”, non per altro.  –  Insomma siamo in presenza di una vera truffa ai danni di comuni cittadini, è un vero abuso questo comportamento, lo sanno bene i gestori e poco importa loro su quelle che saranno le decisioni che verranno fuori in questa lotta di governo e associazioni che in qualche modo devono rappresentare la massa dei truffati, se da questo lato l’autorità ha di fatto ravvisato la necessità di garantire una tutela effettiva degli utenti, avendo riscontrato non solo una grande scorrettezza ma anche problemi in termini di trasparenza che hanno messo in atto, dall’altro lato, i gestori stanno a mettere in atto il facile trucchetto dei ritocchi tariffari che come sempre passerà sempre a nostro discapito.