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Ilaria Capua e la ricerca

Nelle mie vetrine letterarie, ho dedicato l’8 marzo “giornata della donna”, di questo 2020, alla brava Ilaria Capua, che dopo quanto ha subito, il modo in cui è stata trattata, (pur avendo tutti i motivi per restarne in disparte), non ha tardato a mettersi a disposizione “anche dall’estero”.  –  È l’amore per il proprio paese che in piena emergenza del corona virus, la motiva a dire la sua, nelle diverse apparizioni televisive, non è la sola, devo registrare anche la disponibilità di un altro grande del mondo sanitario “Gino Strada”, che dal politicante di turno, nei fatti più recenti, è stato trattato “a pesci in faccia”.  –  Non è molto facile nella vita dimostrare la propria innocenza, sono molti i casi in merito che …, non “aiutano a vivere” quei cittadini che hanno avuto delle disavventure legate al lavoro, alla famiglia, con le amicizie a volte anche solo per caso, ma anche quando si opera in azioni di volontariato.  –  Ho elencato un po’ la casistica, certamente ci stanno altri fattori che fanno vivere momenti di sconforto, di disagio, di vergogna e d’impotenza, spesso, contro la propria voglia si è costretti a dover sopportare quanto accade perché c’è sempre quell’ostacolo che s’interpone tra la verità e i fatti raccontati da giornali, televisioni o dalle stesse indagini, quando non coincidono, “quando poi a perdere”, è la verità oltre che la ragione.  –  Non è la prima volta che mi trovo davanti alla disamina di una storia iniziata a insaputa della diretta interessata protrattasi per oltre un decennio, una conclusione che lascia sconcertati perché a perdere sono tutte le parti in causa, scrivo con cognizione di causa, poiché sono stato coinvolto in fatti poco piacevoli, la cui conclusione, non ha fatto piena luce e resta l’amaro in bocca, sono vicende che proprio non auguro di vivere.  –  Avevo fatto la mia riflessione sulla ricercatrice, lo scorso anno, e lo tenevo da parte in attesa di pubblicarlo in rete, adesso, con le vicende del “corona virus” cui siamo coinvolti, purtroppo, nella sfortunata veste di paese protagonista di un evento, solo per lo scrupolo eccessivo che osserviamo nell’ambito sanitario, (è di ieri la notizia che Germania, Francia e chissà quanti altri paesi, nello stesso tempo, hanno mantenuto secretato il loro coinvolgimento, fin quanto è stato possibile).  –  Ilaria Capua virologa italiana di fama mondiale, nata a Roma 21 aprile 1966, (premesso che si è laureata con lode in medicina veterinaria all’università di Perugia nel 1989, poi nel ‘91 la specializzazione all’università di Pisa, in igiene e sanità animale), ottiene un dottorato di ricerca all’Università di Padova, è una di quelle grandi italiane che il mondo ci invidia.  –  Dopo alcune esperienze di lavoro e “anche di politica” in Italia, (purtroppo negativa, deputata di Scelta Civica dal 2013 al 2016, con l’incarico di vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera) ha deciso di emigrare, oggi, insegna e fa ricerca presso la “Florida University” (One Health Center of Excellence), l’istituto delle malattie emergenti, insomma, tra gli scienziati ha una considerazione di fama mondiale.  –  Ilaria Capua cresce di visibilità, con la sua decisione di rendere di dominio pubblico la “sequenza genica” del virus aviaria, che porta allo sviluppo della nota scienza open-source e alla promozione di una campagna internazionale a favore del libero accesso ai dati sulle sequenze genetiche dei virus influenzali, tanto che rientra fra i 50 scienziati top di Scientific American, mentre la rivista Seed, l’ha elegge “mente rivoluzionaria” …, lo scorso anno, ha pubblicato un libro intitolato “Salute Circolare”.  –  Felicemente sposata (una figlia nata nel 2004), suo malgrado, “si è trovata dentro” una storia di traffico illegale di virus, tirata nelle indagini con altre 38 persone, forse per il coinvolgimento del marito, Richard John William Currie, (scozzese, ex manager alla Fort Dodge Animal di Aprilia, un’azienda per prodotti veterinari).  –  L’inchiesta sanitaria si apre nel 2004, sui ceppi patogeni di aviaria, che coinvolge diverse aziende ricercatrici sui virus, tra Europa e America, tutto scatta a seguito delle confessioni di Paolo Candoli, uno dei manager della filiale italiana di Merial, gli investigatori americani dell’Homeland Security Usa, trasmettono i documenti ai carabinieri del Nas sul “traffico dei virus aviari”, in precedenza gli stessi si erano occupati a Bologna di un’organizzazione criminale dedita alla produzione e vendita clandestina dei vaccini.  –  Il sospetto, che ci sia un business delle epidemie, dettato da una cinica strategia commerciale messa in atto e con il concorso non solo di aziende, ma anche di dirigenti dello Stato.  –  L’inchiesta dell’Arma sulla convinzione che potrebbe crearsi una strategia commerciale, solo alzando il pericolo anche verso gli uomini, tanto da permettere dei provvedimenti urgenti che procurerebbero guadagni favolosi alle ditte produttrici, il governo Berlusconi è il primo che si trova coinvolto nel movimento, poiché, acquista farmaci per combattere la diffusione dell’influenza tra il pollame del Nord Italia, per circa 50 milioni di euro.  –  Attraverso le intercettazioni fatte, (autorizzate dalla magistratura romana), si scopre il sistema ideato per fare “contrabbando dei virus”, almeno due erano i modi:

__ I plichi venivano consegnati a domicilio con il virus congelato all’interno di normalissimi cubetti di ghiaccio.

__ Oppure, di celare in ordine sparso, le provette tra i capi di abbigliamento all’interno delle valigie, tanto da apparire ed essere confusi con i famosi “kit del piccolo chimico”.

Erano della partita una grossa azienda, la “Merial” presente in circa 60 paese, (stabilimenti anche in Francia e in Brasile), che aveva canali di export in America Latina e in quelli dell’est, nell’area padovana dal 1990, specializzata nella produzione dei diversi tipi di vaccini aviari.  –  Non poteva mancare collegamenti con altre aziende del settore, come la “Fort Dodge Animal” di Aprilia, dove lavorava (Richard John William Currie), il marito di Ilaria, le indagini portano a pensare che tra le stesse, fosse stato creato un cartello …, (per eliminare altre aziende concorrenti), o quanto meno, c’era un “conflitto d’interessi”, Ilaria, era la responsabile del Dipartimento di scienze biomediche comparate all’IZS di Padova, la vicinanza a una fabbrica della Merial, fa pensare alla facilità di “accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini”.  –  Le accuse per Ilaria e gli altri indagati, tra cui alcuni funzionari dell’Izs, (il direttore generale dell’Unione nazionale avicoltura), alcuni dirigenti che fanno capo al Ministero della Salute nella commissione consultiva del farmaco veterinario, che a vario titolo, si trovano coinvolti, sono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d’ufficio e traffico illecito.  –  L’intera storia diventa di dominio pubblico, perché raccontata dal settimanale “L’Espresso”, (anni dopo i fatti), chissà, se per una calcolata tempistica, tecnica più adatta e non nuova del giornalismo investigativo (che a me piace molto), la ricercatrice ne esce pulita, (ma molto delusa).  –  I cassetti sono pieni di notizie infamanti, da diffondere al momento giusto, per servire doverosamente, il potente di turno, è normale pensare alle combinazioni su argomenti sensibili come la ricerca, ci sono i perché, i vantaggi o gli interessi tra i vari personaggi che sono stati oggetto delle indagine dei Nas.  –  Il noto giornalista Paolo Mieli, (all’epoca era giornalista dell’Espresso), ha riconosciuto come buono, il lavoro fatto dal settimanale, (lo scrive sulCorriere della Serail 30 maggio 2016:

Il settimanale ha fatto il dover suo, dal momento che nessun giornalista avrebbe gettato nel cestino un incartamento sulla Capua così incendiario).

L’articolo pubblicato dall’Espresso, è la ricostruzione di quanto risulta nelle investigazioni esperite e acquisite dalla procura romana, si rigetta il ricorso presentato dalla Capua contro il settimanale, ritenendo non un’invettiva personale ai danni della stessa, ma un concreto interesse della collettività di conoscere tale vicenda ad alto impatto sociale.  –  Tutto è bene quel che finisce bene, i magistrati al termine delle indagini (fra le più lunghe della storia giudiziaria), non trovando le prove, devono emettere “il non luogo a procedere”, nei riguardi di Ilaria Capua, accusata è sottoposta alla gogna mediatica.  –  Scende di colpo il suo valore di scienziata, tutto da rifare e da ricominciare, tutto è stato rovinato, anche la sua vita privata risente delle accuse di corruzione, associazione a delinquere e diffusione di epidemia.  –  Resta dell’esperienza politica una grande delusione, per la becera strumentalizzazione fatta da esponenti del M5S, che “nel dubbio”, l’invitano alle dimissioni, prima la Chimienti, che poi, cerca di negare con decisione, ma il suo post la smentisce, poi è Marialucia Lorefice, che l’11 aprile 2014 dichiarava alla Camera:

Ci sembra lecito in questa sede chiedere le dimissioni da vicepresidente dalla Commissione cultura, ma anche da parlamentare della Repubblica italiana, della deputata Ilaria Capua, convinti che in una situazione del genere sia alquanto difficile riuscire a espletare al meglio il ruolo di non poco conto che si trova a ricoprire, perché, qualora venisse confermata la colpevolezza sia della deputata che delle case farmaceutiche che dei funzionari del Ministero, dovreste seriamente riflettere sulle persone alle quali è stato affidato il destino e la guida di questo Paese”.

Ancora un grillino Gianluca Vacca, che l’aggredisce con una violenza tale da farla piangere, pochi a rincuorarla, “sono accuse che cadranno”, poi ci sono gli immancabili commenti sul social, ancora più duri sulla pagina di Facebook “noivotiamoM5S”, indescrivibili purtroppo è così che funziona la modernità, sono buon testimone del funzionamento del settore giustizia in Italia, senza mai essere chiamato a testimoniare a dire, a far presente le proprie ragioni, capita che da un giorno all’altro, il mondo intero ci si rovescia addosso e si resta impotenti di fronte alle ingiustizie, come pure alle indifferenze di tanti.  –  Restano tante domande senza risposta, a me resta da dire semplicemente “onore al merito”.