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La roccia di San Michele 2/10

-Irlanda – secondo racconto di 10 – 

Questo doveva essere il primo dei racconti sui monasteri dedicati alla religiosa figura di San Michele …, diventa il secondo, solo perché nella serie che propongo, ho dato la doverosa precedenza a scrivere delle sue origini, del suo ruolo nell’ambito religioso, penso di aver fatto bene, anche perché poi non saranno solo questi nella serie, dagli appunti che ho catturato in rete, presumo saranno da fare, adesso non chiedetevi se io dalla Romania dove vivo, ho scovato altro …, “intanto non ve lo dico”, eppoi la sorpresa è quel che in ogni dove, fa scena e mantiene.  –  Adesso, entro in Irlanda, nel primo dei sette monasteri, come anticipato nel precedente racconto, il tracciato comincia dalla deserta isola d’Irlanda, quella di “Skellig Michael” (roccia di Michele), secondo le scritture religiose, l’Arcangelo, sarebbe apparso a San Patrizio, (patrono delle due isole), per aiutarlo a liberare l’isola dal demonio.  –  restando dentro la leggenda, il colpo di spada, che il Santo inflisse al diavolo per rimandarlo all’inferno, sarebbe all’origine della traiettoria, che si allunga fino in Israele al Monte Carmelo.  –  Sono molti gli interrogativi di questa “linea sacra”, non soltanto religiosa, su questa misteriosa linea, che si porta da un capo all’altro dell’europa, attraversando diversi paesi, che sono pure in perfetto allineamento con il tramonto del sole, nel giorno del Solstizio d’estate, quel che resta ancora più inspiegabile, sono tutti luoghi carichi di una misteriosa energia.  –  Skellig Michael nell’immaginario, è uno scoglio piramidale, delle due, è l’isola più grande, si trova a (circa 17 chilometri) al largo delle coste del Kerry d’Irlanda, è un posto spettacolare, ma non molto semplice da raggiungere, infatti, è possibile solo quando il mare è calmo, è un luogo di notevole importanza a livello paesaggistico e naturalistico, ma molto per la presenza del monastero di origine cristiana, costruito nel 588 e divenuto patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1996.  –  Del complesso monastico, almeno “quel che resta“, perché per  molto tempo, è stato lasciato nell’abbandono totale, solo negli anni ’80, è stato oggetto di un vero restauro, che nessuno si faccia idee strane, il luogo è semplice, non ha decorazioni, l’intera struttura, in una visione globale …, ma anche più ampia “spiritualmente”, emana grandiosità e rigore innegabile, furono i primi abitanti dell’isola, alla ricerca di serenità, spiritualità e silenzio, che realizzarono l’opera, sulla sommità del luogo.  –  Nell’isola tutto si compone di una cinta muraria, due pozzi, sei celle, (dove stavano i monaci), gli oratori, la cappella di S. Michael e il piccolo cimitero, con le sue grandi croci di pietra, tutto trasmette uno strano se non particolare effetto, restituisce anche il senso di riscoprire una natura incontaminata.  –  È una tappa per chi oggi, ha il desiderio di vivere una forma di ascetismo estremo, quel che si osserva, ha per noi italiani, una certa familiarità perché assomiglia un po’ alle antiche abitazioni di Alberobello, in questi luoghi, sono delle “abitazioni rupestri”, in pietra, la chiamano in modi diversi, che fanno riferimento alla zona d’Irlanda, sono sempre in pietra (monumenti, capanne, alveari, fortezze, clochans, igloo), tutti con la stessa caratteristica, costruiti a picco sull’oceano, colpiti da potenti raffiche di vento.  –  Il monastero costruito nel 588, intorno al 1100, fu abbandonato e riscoperto solo nel XVI secolo, quando divenne meta di annuali, pellegrinaggi, racconta che era un luogo di meditazione e di dimora, dei frati nel primo cristianesimo, oggi, è straordinario, solo perchè il posto si osserva con una mente più aperta, è il suo apparire solitario, tutto immerso in un paesaggio ameno, cielo, mare e nuda roccia, semplici elementi della natura che trasportano in un sogno di vita …, che però, resta impossibile da fare.  –  Resto io stesso un po’ deluso, perché esteriormente, non c’è niente di visibile, che parli o racconti di San Michele, non un quadro non un dipinto, solo delle croci che fanno pensare al senso religioso del luogo, al cimitero, il resto è solo nell’immaginazione di ognuno che deve fare, in riferimento alla leggenda sotto cui nasce la storia sull’Arcangelo, tuttavia dalle recensioni lette, pare diventata negli ultimi tempi un luogo molto frequentato.  –  Tra le varie e le curiosità che sempre sono da rilevare nei luoghi turistici e di culto, in primis, da considerare la fatica che comporta la salita al monastero, una lunga scalinata, notevolmente impervia, ci sono 660 gradini ricavati sul profilo della roccia, che desta pure una forte preoccupazione, (mancano le necessarie difese dai pericoli), andrebbe realizzata una ringhiera a protezione dei turisti che salgono o scendono.  –  Sono tesori che vanno conservati nel loro aspetto originale e, protetti nel tempo anche dall’assalto del turismo di massa, proprio perché non adatto, questo, è stato già recepito, imponendo dei limiti sul flusso quotidiano, ma la definizione di “sito protetto” dovrebbe nella pratica, valere in ogni situazione per tutti, sarebbe incomprensibile un diverso comportamento.  –  Anche se il flusso è limitato a 10 per volta, diversi sono i rischi, cui facilmente si può incorrere, non solo le vertigini dovute all’altezza, ma anche la fatica di salirle, chi desidera visitarle, deve accettare e con coscienza, sapere di correre qualche rischio, il momentaneo pestio, va pensato, non sognato.  –  Occorre aver la mano ferma anche per i poteri forti, che pensano di fare “prepotenze legali”, mi riferisco all’uso fatto come location per alcuni film della serie “Star Wars”, (non per mancanza di amore per la fantascienza), ma per evitare problemi, non si digerisce un sito protetto che in seguito se ripetuto, potrebbe generare più di un problema, da quelli dell’immediato per le riprese della troupe, a quelli che potrebbero arrivare dal maggior turismo.

__ Il mistero che contorna l’isola, non è solo per i resti dell’antico monastero, con un dépliant turistico che si trova nelle agenzie, con facilità, è riportato che non esiste solo la leggenda di San Michele, il clima si arricchisce anche per un’altra leggenda, entrando nel profano ancora tanti studiosi, vanno alla ricerca di una tomba, pare qui nascosta …, quella di Irr, figlio “di Re Melisius”, colui che, 1400 anni prima della venuta di Cristo tentò di approdare alle Skellig e perse la vita proprio per l’insidia che si nasconde in queste coste rocciose che improvvise scendono in mare.

__ A Skellig Michael, possono salpare solo 10 imbarcazioni al giorno con a bordo un massimo di 12 persone, l’imposizione per questo “numero chiuso”, solo a tutela di questo sito straordinario, oltre i ruderi religiosi, si può osservare un faro, costruito nel 1826, allo scopo di guidare le imbarcazioni per evitare rovinosi urti contro le rocce.

__ Da porre in risalto che Skellig Michael nel 2008, ha vissuto un momento di celebrità tutta “numismatica”, è stato oggetto in una moneta commemorativa in oro, del valore di 20 €, coniata del 1996 per celebrare l’ingresso dell’isola, nel patrimonio dell’Unesco.

__ L’isola di Skellig, è stata aperta al flusso turistico, dando una positiva risposta alla forte domanda di poter visitare il monastero, ma dopo aver provveduto a minimi e necessari lavori di restauro intrapresi nel 1986.

__ Per arrivare a Skellig Michael la partenza è da Portmagee, ma anche da (Valentia, Derrynane, Ballinskelligs e Cahersiveen), il tempo della traversata circa 45 minuti, si resta a gironzolare sull’isola per circa due ore e mezza, lascia un po’ a desiderare il costo del biglietto, 60 euro nei mesi di maggio, giugno, settembre e ottobre, 70 invece per i mesi di luglio e agosto, nei restanti mesi, vige il divieto per le condizioni meteo.

__ Durante la traversata, per arrivare a Skellig Michael, l’unica visione che appare, è la Little Skellig, isola gemella più piccola di Skellig Michael caratterizzato dalla presenza di migliaia di sule, per chi ama l’osservazione degli uccelli, (consentito dalla distanza), è quasi un paradiso, diverse sono le specie: (fregate, pulcinelle di mare, gabbiani tridattili), c’è il divieto di attracco, per proteggere le diverse colonie.

__ Sull’isola, è totale l’assenza di “posti di bivacco” e ristoro, occorre predisporsi con colazione o pranzo al sacco, anche per le bevande, con la raccomandazione ecologica …, anche il pagamento della traversata contrariamente al progresso, quindi; niente carta di credito, dotarsi di contanti.

La mia analisi sulla vivibilità nel luogo, parte dalla perfetta logica che rappresenta la modernità, mi chiedo e chiedo a tutti quelli che ci sono stati, che hanno scoperto la bellezza del posto e scrivono commenti in rete che “amerebbero viverci”, solo perché stanchi della vita di città, dallo stress che comporta e principalmente per stare lontani da tutto e da tutti …, il proposito è bello ma alla fine, chi e quanti, pur apprezzando l’asprezza di posto scelto non a caso dai monaci, loro, però, ci vivevano in meditazione non per altro.  –  Resta l’impossibilità di viverci, per sognare bisogna trovarsi un altro posto, è un luogo di difficile accessibilità, anche sottoposto al vincolo conservativo per le specie di animali che si riproducono, persiste poi la difficoltà di raggiungere l’isolotto e presumo che pochi rinuncerebbero alle malsane, ma troppo comode abitudini che offre la città.  –  Devo finire con una “nota stonata”, non so in seguito se proverò le stesse sensazioni, ma oltre la venerazione che resta per intera e, il desiderio di una preghiera per il Santo, con molta onestà, preferirei farla in un luogo più accessibile e ricco di cultura, tanto per fare un esempio che questa volta calza bene …, quando andai a Parigi la prima volta, una delle persone del gruppo, disse la sua con molta semplicità, senza pensare di offendere l’arte …, ben raccontata da valenti scrittori, paragonò le stradine e i vicoli di Montmartre a “Via Paradiso”, chi di Chieti ha capito bene.  –  Io avendo visto de visu la nostra Alberobello, faccio lo stesso sciocco paragone, ma sono sicuro di non fare nessun errore, forse perché non amo molto il viaggio in acqua …, ma non andrei neanche con l’aereo.